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Epilessia, come comportarsi se si assiste a una crisi

Come comportarsi se si assiste a una crisi

 Assistere a una crisi epilettica per la prima volta genera spavento come davanti a un evento drammatico. In realtà questo tipo di crisi nella maggioranza dei casi, dicono gli esperti, non comporta di per sé gravi rischi, tranne che per le possibili conseguenze di traumi dovuti a una caduta improvvisa. Sapere come comportarsi in casi del genere è importante, proprio per questo in occasione della Giornata mondiale, la Lega Italiana contro l'Epilessia (Lice) ha presentato oggi al Policlinico Umberto I di Roma la nuova Guida alle epilessie, disponibile gratuitamente sul sito.
Ecco i principali consigli per chi si trova ad assistere ad una crisi epilettica.
1) Quando la persona è già a terra, è utile porre qualcosa di morbido sotto la testa, in modo che durante le convulsioni non sbatta il capo su una superficie dura. 2) Terminate le convulsioni, che non durano generalmente più di 1 o 2 minuti, è utile slacciare gli indumenti che possano ostacolare il flusso nelle vie aeree, ruotare la testa di lato e porre il paziente su un fianco facilitando una migliore respirazione. 3) Evitare capannelli attorno alla persona che ha avuto una crisi, durante la fase di recupero: dopo l'attacco epilettico, la persona riprende coscienza gradualmente passando attraverso una fase di confusione che può durare diversi minuti e l'assembramento di persone non è di aiuto.
4) Durante le convulsioni non tentare di aprire forzatamente la bocca per impedire il morso della lingua, o inserire le dita.
5) Non bloccare braccia e gambe agitate dalle convulsioni 6) Non tentare di somministrare acqua, farmaci o cibo.
Normalmente non c'è bisogno di chiamare un'ambulanza. Si ricorre invece al 118 se la crisi dura più di 5 minuti, se dopo la crisi il recupero è lento o ci sono difficoltà nella respirazione, se ci sono crisi ripetute e se ci sono segni di traumi dopo l'attacco. 

Per i bambini dannosa iperprotezione dei genitori

Il bambino che soffre di epilessia ha spesso problemi di inserimento nell'ambito scolastico. Causati in buona parte dei casi dal comportamento iperprotettivo dei genitori che tendono a nascondere il disturbo agli insegnanti oppure, al contrario, a parlarne troppo, rischiando di descrivere il figlio come un disabile e invocando l'esenzione da comuni attività o esigendo trattamenti educativi personalizzati. Ne parla la nuova Guida alle epilessie presentata oggi dalla Lega Italiana contro l'Epilessia (Lice) al Policlinico Umberto I di Roma. Gli insegnanti, spiegano gli esperti, a loro volta sono poco preparati sui problemi dell'epilessia e spesso drammatizzano accrescendo il pregiudizio e contribuendo, anche se involontariamente, a emarginare ulteriormente il bambino. La paura fondamentale consiste nel non sapere come comportarsi qualora si verifichi una crisi epilettica in classe. I compagni possono utilizzare informazioni distorte per scherzare anche pesantemente su questo tipo di malattia, accostandola erroneamente al ritardo mentale. Da questi atteggiamenti derivano ripercussioni psicologiche negative sul bambino con epilessia, che già di per sé tende ad avere ridotti livelli di autostima perchè si sente malato pur non riuscendo a comprendere bene come e perché. Per facilitare l'inserimento scolastico del bambino, indica l'opuscolo realizzato dalla Lice, sono fondamentali interventi educativi e formativi che devono coinvolgere i genitori e gli insegnanti da un lato, e il bambino stesso e i suoi compagni dall'altro. In evidenza il fatto che l'epilessia di per sé, quando non è grave, non incide sulle capacità di apprendimento, mentre le eventuali interferenze negative possono dipendere in modo rilevante dall'ignoranza e dal pregiudizio collettivo. Ancora più difficile l'accettazione dell'epilessia durante l'adolescenza: in questa età il sostegno psicologico è di fondamentale importanza. 

   

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