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Kippenberger e Lassnig al Museion

BOLZANO - Il Museion, museo di arte moderna, a Bolzano apre la stagione espositiva 2018 con "Body Check.
    Martin Kippenberger - Maria Lassnig" a cura dell'ospite Veit Loers, curatore della Repubblica federale di Germania per la collezione di arte contemporanea. Il museo celebra così i dieci anni nella nuova sede progettata dagli architetti berlinesi Ksv.
    Con l'invito di Loers, il Museion vuole creare un momento e luogo di rilettura del lavoro di Martin Kippenberger (1953, Dortmund - 1997, Vienna), artista che ha segnato la storia dell'istituzione con l'esposizione, nella mostra inaugurale in maggio del 2008, dell'opera "Zuerst die Füße" (La rana crocifissa), sollevando non poche polemiche perché ritenuta offensiva per i valori cattolici. Era stata richiesta allora da diverse persone e politici la rimozione dell'opera che era rimasta al suo posto, ma la direttrice francese Corinne Diserens era stata licenziata in tronco nell'ottobre 2008.
    La figura di Kippenberger viene collocata in questa mostra nel più ampio contesto storico artistico e messa in relazione, per la prima volta, con quella di Maria Lassnig (1919, Kappel am Krappfeld - 2014, Vienna). La mostra getta un nuovo sguardo sull'opera di queste due grandi personalità, mettendo in evidenza connessioni fino ad ora inesplorate tra i due.
    "Entrambi, Maria Lassnig e Martin Kippenberger, avevano come obiettivo quello di dare una forma alla miseria dell'esistenza umana: come messa in scena del corpo femminile e maschile", dice Veit Loers. Diverse opere in mostra sono degli anni Novanta. In questi anni Kippenberger realizza le serie degli atleti (Handpainted Pictures) in cui si rappresenta pronto per lo sprint poco prima della corsa (Untitled, 1992) o in pantaloni da ciclista e t-shirt pink, in un'anatomia senza dignità, il corpo enfiato, ridicolizzato (Untitled, 1992). Un approccio al movimento, un'inquietudine di arti, braccia e mani attraverso la linea e la luce, che si ritrova in Lassnig. In lei parti del corpo sono metafora del passare del tempo, come in "Eilige Oberwassermalerei", 1991: qui le braccia, immerse nell'acqua, diventano esse stesse onde, mentre nel disegno "Mein heisses Jahr", l'artista è come risucchiata dal flusso del tempo. Spesso il corpo è frammentato: unità di arti, busto, gambe è perduta, come nei dipinti "55 Millionen Tote", "Illusion von der versäumten Heiraten", 1998 o "Die gelbe Hand", 2000. Per l'occasione è stato pubblicato un catalogo (deu/ita/eng) con testi di Kirsty Bell, Anna Fricke, Veit Loers e Peter Pakesch (Editore Snoeck). La mostra rimane aperta fino al 6 maggio (10-18h, da martedì fino a domenica, giovedì fino alle ore 22, entrata 7 euro). (ANSA).
   

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