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Polonia, Duda firma legge sulla Shoah ma la invierà alla Corte costituzionale

Andrzej Duda

VARSAVIA. Il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato oggi la controversa legge sulla Shoah. Ma si è impegnato a inviarla alla Corte costituzionale per un’esame di compatibilità, soprattutto per quanto riguarda il diritto alla libertà di espressione. Una mossa letta da parte di Israele come una, seppur timida, apertura dopo le roventi polemiche dei giorni scorsi. «Prendiamo nota della decisione della presidenza di chiedere un’analisi più approfondita del testo» e «speriamo - ha detto il ministero degli esteri israeliano - che in un tempo determinato, fino a che la Corte concluda le sue deliberazioni, riusciremo a trovare un’intesa sulle modifiche e le correzioni" al controverso testo.

La legge che prevede anche pene fino a tre anni di carcere per chi attribuisce alla nazione o allo stato polacco i crimini degli nazisti tedeschi e vieta, anche ai media stranieri, di chiamare «polacchi» i campi di sterminio nazisti nella Polonia occupata, aveva suscitato anche le proteste di Usa e Ucraina. Con Washington che oggi ha ribadito la propria 'delusione'.

In base alla norme polacche la legge entra in vigore subito dopo la firma e solo la Consulta potrà sospenderla nel caso ne riscontri elementi di incostituzionalità.

Una mossa, quella di Duda, che non ha rassicurato il rabbino capo della Polonia: «Capisco il presidente ma vi erano anche le altre possibilità di risolvere il contenzioso», ha detto Michael Schudrich. E non ha placato le critiche di alcuni, come lo Yad Vashem, il museo della Shoah a Gerusalemme: «Spiace che Duda abbia scelto di ratificare la legge» che contiene «pecche» in grado di «portare ad una distorsione della storia» per i limiti che «pone alla pubblica espressione sulla collaborazione di parti della popolazione polacca, sia direttamente sia indirettamente, nei crimini».

Parere opposto e piena soddisfazione in Polonia: la norma "conserva il diritto polacco alla verità storica», ha detto Beata Mazurek, portavoce del partito conservatore Diritto e giustizia (Pis), al governo in Polonia da oltre due anni. E mentre i media ricordano che il leader del Pis Jaroslaw Kaczynski qualche giorno fa aveva invitato Duda a firmare, per l'opposizione - ha notato di Slawomir Neumann, capo gruppo della Piattaforma civica (Po) - l’invio della legge alla Consulta è un gesto che «non cambia nulla», dato che i giudici della Corte costituzionale polacca sono ora tutti indicati dal Pis: «Si tratta di un organo di facciata disposto a eseguire ogni raccomandazione del partito» ha aggiunto. Per Katarzyna Lubnauer, leader dell’altro partito di opposizione Nowoczesna, Duda «ha dato preferenza all’interesse del Pis e non dello stato».

Oggi il presidente polacco, che fra qualche giorno partirà per le Olimpiadi in Corea del Sud, ha incontrato il gruppo di polacchi insigniti con la medaglia di 'Giusti fra i popolì, annunciando un progetto per una nuova festa nazionale dedicata a loro. E ha tenuto a sottolineare la propria sensibilità alle sofferenze degli ebrei durante la guerra. Ribadendo più volte, però, che lo stato polacco non è stato in nessun modo coinvolto "in modo sistematico» nell’Olocausto.

La decisione di inviare la legge alla Consulta - ha poi spiegato - esprime la volontà di garantire la libertà di espressione ai supersiti della Shoah nel voler liberamente testimoniare anche del male subito da parte di alcuni polacchi.

Duda non ha fatto invece nessun riferimento alle proteste ucraine che contestano la parte della legge dedicata ai crimini compiuti sui polacchi dagli nazionalisti ucraini. E oggi il parlamento di Kiev ha espresso condanna, parlando di una norma "contro la lettera e lo spirito» del partenariato strategico fra Polonia e l’Ucraina.

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