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Il programma del Pd, Renzi punta alle famiglie: "240 euro al mese per i figli"

Il segretario del Pd, Matteo Renzi

ROMA. C'è la promessa di creare un milione di posti di lavoro in cinque anni e portare la disoccupazione sotto il 9%. E c'è la proposta di misure da dieci miliardi per le famiglie, a partire dalla detrazione Irpef da 240 euro al mese per i figli. Ma nel presentare, a un mese dal voto e dopo lunga gestazione, il programma del Pd, Matteo Renzi pone l'accento sulla «credibilità» più che sugli effetti speciali.

Il 'target' è il ceto medio, sono le famiglie che il segretario Dem punta a raggiungere con il «porta a porta» fisico e su Facebook. Per risalire di almeno due punti dal 23% che i sondaggi attribuiscono al Pd. Per convogliare il «voto utile» a discapito della sinistra e mobilitare i moderati contro gli «estremisti" alla Salvini: il rischio è «precipitare nel tunnel dello spread e della crisi da cui siamo usciti a fatica».

Renzi sceglie Bologna per lanciare i suoi «cento piccoli passi per l’Italia», un programma il cui titolo riecheggia i "cento passi" di Peppino Impastato. Nell’opificio Golinelli ci sono molti dei candidati Dem in una regione dove il Pd punta a fare il pieno, nonostante la sfida «rossa» con nomi del calibro di Pier Luigi Bersani e Vasco Errani. Tra i locali resta il nervosismo per scelte come quella di candidare Pier Ferdinando Casini a Bologna o Beatrice Lorenzin a Modena. Ma il leader Dem porta sul palco l’avvocato milanese Lisa Noja, oltre a tre uomini chiave del suo governo come Tommaso Nannicini, Yoram Gutgeld e Sandro Gozi, per dimostrare che nelle liste ci sono "fedelissimi» non al segretario ma a «un’idea».

Non è il momento delle polemiche - afferma, convocando per lunedì un seminario per la comunicazione web dei singoli candidati - ma di impegnarsi «casa per casa» per essere primo gruppo parlamentare (al tavolo, dunque, per la formazione del governo). E almeno su questo la minoranza e gli «scontenti» concordano: il «redde rationem» è rinviato al 5 marzo.

Il programma, dunque. Renzi presenta tre versioni, di cui una che mette a confronto 100 cose fatte con 100 da fare. In testa, una misura per le famiglie fino a 100mila di reddito: «240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni». Lo ius soli, cittadinanza ai bambini nati e cresciuti in Italia è al punto 69. In cima ci sono le misure promesse sul lavoro (giù di quattro punti di cuneo, il fisco a punti, una buonuscita per i contratti a tempo non stabilizzati), ma anche 400 euro al mese per tre anni per asilo nido e baby sitter. E ancora: pensioni di garanzia per i giovani e un aiuto da 150 euro per gli affitti; misure per la non autosufficienza. L’inasprimento di pene per la mancata vigilanza sulle banche e per i manager. La riduzione (non abolizione) del canone Rai.

Il manifesto delle 3A, Agricoltura, Ambiente, Alimentazione. In una cornice di rispetto dei parametri di Maastricht (deficit fino al 3%, debito giù al 100% in dieci anni) e di crescita del Pil del 2% l’anno. Un libro dei sogni? «No, proposte credibili e concrete», non come - dice - la flat tax di Fi-Lega e il reddito di cittadinanza M5s.

A contrastare il messaggio del Pd c'è però innanzitutto il messaggio che viene da sinistra. Pier Luigi Bersani si dice convinto che Renzi non convinca gli elettori di sinistra, perché la sinistra l’ha «spaccata e distrutta» e ora vuole «l'accordo con Berlusconi». «È una 'fake news' che votare noi aiuti la destra», sottolinea Pietro Grasso. E rilancia su un tema a lui caro, la legalità: «Tutti parlano di abolire tasse, la tassa che noi vogliamo abolire è la mafia tax, la rendita parassitaria che la mafia e la criminalità rubano ai cittadini».

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