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Donne vittime di violenza, in ospedale una corsia preferenziale

Un percorso veloce dedicato ad accogliere le donne che subiscono violenza sin dal momento in cui arrivano al pronto soccorso fino alle case rifugio. Questo l'obiettivo delle 'Linee guida per le aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e assistenza sociosanitaria per le donne che subiscono violenza', pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Pensate per aiutarle a denunciare senza sentirsi giudicate, ma anche per sostenere le loro famiglie, "possono rappresentare un cambiamento concreto. Alle regioni spetta ora il compito di darne attuazione il prima possibile".
    Così Lucia Annibali, consulente per le Pari Opportunità della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e coordinatrice del tavolo di lavoro a cui hanno partecipato ministeri, associazioni, amministrazioni e sigle sindacali.
    Ancora soltanto circa una donna su dieci che subisce violenza decide di denunciare, continuando a subire per anni maltrattamenti e abusi fisici e psicologici. Il documento "è il frutto di un confronto molto faticoso e intenso tra diversi professionisti e realtà coinvolte", precisa all'ANSA l'avvocatessa che, dopo la violenza subita dall'ex ha deciso di impegnarsi in prima persona per aiutare le donne. Nel concreto, le Linee guida indicano come creare, nelle aziende sanitarie italiane, un "Percorso per le donne che subiscono violenza".
    Forniscono a questo scopo elementi concreti, come uno strumento di rilevazione del rischio di recidiva, validato a livello nazionale. Prevedono un codice giallo per la donna che arriva al triage così da garantire tempestività della presa in carico. Da lì inizia un percorso che prevede un'area di accoglienza che le garantirà privacy e sicurezza, e dove sarà sottoposta tutte le visite dal caso. Qui comincerà anche un confronto con l'operatore sanitario, comunque improntato all'umanità.
    Prevedono inoltre indicazioni su come conservare tracce biologiche per eventuali processi futuri. E, infine, coinvolgono anche i figli, partendo dalla considerazione che la paura di denunciare spesso è dovuta dalla paura di un loro allontanamento. Questo, sottolinea Annibali, "diventerà parte integrante di tutte le strutture ospedaliere italiane". Asl e ospedali avranno ora un anno di tempo per adottarle. "Si tratta di un ulteriore passo avanti - conclude - dopo l'entrata in vigore del Piano Strategico Nazionale Antiviolenza, che ha l'obiettivo di dare risposte per la prevenzione, l'emergenza e il post emergenza, favorendo l'autonomia personale e lavorativa delle donne".(ANSA).
   

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