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Avanti piano riforma Ue telecomunicazioni, resta nodo spettro-licenze

BRUXELLES - Fanno progressi, anche se poco per volta, i negoziati tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue sulla riforma chiave del settore delle tlc, di cui l'Europa ha bisogno di dotarsi per sviluppare il 5G, alla base dell'economia dell'Internet delle cose. Secondo quanto si apprende, dopo la tornata odierna di discussioni trilaterali, i grandi nodi da sciogliere restano però le procedure per l'assegnazione dello spettro e la durata delle licenze, dove gli stati membri continuano a frenare sulla proposta della Commissione Ue sostenuta dagli operatori tlc.

 

Si stanno invece delineando le basi per soluzioni a questioni collegate, quali gli oneri, le vendite minori, e il meccanismo della peer review sulle aste, di cui sta emergendo il quadro di funzionamento anche se non ancora i dettagli. La Commissione punta poi su licenze di minimo 25 anni, il Parlamento chiede una revisione dopo 10 anni mentre gli stati membri vorrebbero depennare la misura: l'unica apertura percorribile per ora potrebbe essere una disponibilità a valutare un periodo minimo ma di gran lunga inferiore ai 25 anni, e a un'opzione di rinnovo delle licenze.

 

Altro elemento di scontro, la data di applicazione del nuovo sistema, che per Bruxelles dovrebbe essere il 2020 ma non per i 28. Nonostante gli elementi di blocco, c'è però un clima di rinnovata fiducia tra i negoziatori dopo il primo incontro sotto la presidenza bulgara dell'Ue, dove sono stati fatti passi in avanti. Il prossimo round negoziale è stato fissato per il primo marzo. Resta il monito lanciato dagli operatori tlc di Etno, secondo cui a una cattiva riforma sarebbe preferibile non fare riforme.

 

"Se la riforma non è 'resistente' agli investimenti in 5G e fibra, allora persino lo status quo con le direttive Ue esistenti darebbe più prevedibilità e certezza che il nuovo Codice", ha detto il presidente di Etno Phillip Malloch. Tra le richieste dell'industria, "risultati concreti" su durata delle licenze, rinnovi e oneri in quanto "pre-requisito per lo sviluppo del 5G", e "un forte compresso sulla peer review" da cui "dipende la credibilità delle regole sullo spettro".

 

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