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Fca raddoppia l'utile a 3,5 mld e dimezza indebitamento

di Amalia Angotti

Fca chiude il 2017 con risultati record: un utile netto di 3,5 miliardi, quasi il doppio dell'esercizio precedente (+93%), l'ebit adjusted pari a 7,054 miliardi (+16%) e un debito industriale dimezzato a 2,39 miliardi. Sono 4.740.000 i veicoli venduti nel mondo, stessa cifra del 2016 e spicca la crescita di Maserati, trainata dall'incremento del 131% delle vendite globali del Levante. Fca conferma i target per il 2018 e quindi i principali obiettivi del Piano Industriale, che prevede l'azzeramento del debito. Cambiano solo i ricavi netti previsti a circa 125 miliardi di euro rispetto ai 136 miliardi indicati in precedenza. Invariata la stima dell'utile netto adjusted di 5 miliardi, con ebit adjusted maggiore o uguale a 8,7 miliardi. La liquidità netta industriale è prevista a 4 miliardi di euro.

A Piazza Affari il titolo ieri ha toccato i 20,18 euro a ridosso del massimo storico, ma ha rallentato nel corso degli ultimi scambi e ha concluso le contrattazioni in calo dello 0,1% a 19,42 euro. Sull'utile record di Fca pesa per 88 milioni di euro la riforma fiscale Usa voluta dall'amministrazione Trump. Troppo presto per dire se l'effetto potrà essere un rialzo dei target 2018: "bisogna aspettare il terzo trimestre, vi daremo una versione aggiornata dei target", dice l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, che annuncia l'inizio della discussione sullo scorporo di Magneti Marelli nel consiglio di amministrazione di febbraio.

Lo stato di salute della componentistica è buono: il segmento, che comprende anche Comau e Teksid, ha registrato nel 2017 un incremento dei ricavi netti del 5% a 10,115 miliardi. "E' il quarto anno di fila che chiudiamo in utile, abbiamo raggiunto ogni anno gli obiettivi del piano industriale, nonostante nel frattempo abbiamo 'perso' Ferrari. Non abbiamo mancato un anno da quando lo abbiamo lanciato, ora l'ultimo sforzo. I target 2018 sono raggiungibili, ma c'è ancora molto da fare", sottolinea il manager nella conference call con gli analisti sui conti. E ribadisce quanto già detto al Salone di Detroit: non ci sono partner all'orizzonte. "Nessuno si è presentato all'invito. Ora combattiamo tutti ad armi pari", osserva.

Quanto al suo successore, Marchionne spiega che il nome non verrà annunciato il primo giugno quando a Balocco sarà presentato il nuovo piano industriale, ma ribadisce che arriverà dall'interno del gruppo: "Non c'è alcun dubbio, il mio successore sarà in quella stanza quando presenteremo il piano e sarà in grado di realizzarlo", assicura. I sindacati aspettano certezze sulle fabbriche italiane. "E' necessario, alla luce dei risultati economici e finanziari, far partire subito un confronto tra governo, impresa e sindacati, senza aspettare l'Investor Day", osserva Michele De Palma, segretario nazionale Fiom. "Con questi risultati economici e finanziari, Marchionne non può avere alcun tentennamento. Si possono incrementare da subito gli investimenti negli stabilimenti italiani, senza avere alcuna ripercussione negativa sull'azzeramento del debito industriale", afferma Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim. 

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