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Gentiloni sfida M5s: "Non li temo, non hanno i numeri per arrivare al Governo"

Paolo Gentiloni

ROMA. Il ministro Dario Franceschini a Ferrara nel collegio con il Pd, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso a Roma e Palermo, ma nel listino per «Liberi e Uguali». Dopo l’annuncio del premier Paolo Gentiloni di aver accettato la sfida nel collegio centrale della sua città, la Capitale, si iniziano a sistemare le tessere del puzzle candidature nel centrosinistra.

Massimo D’Alema, esponente di spicco in LeU, conferma che correrà in Puglia, nel collegio del basso Salento, boccia la grande coalizione ma chiede al Pd di stemperare la guerra: «Non facciamoci del male. Il nemico è la destra» dice. Il ministro Carlo Padoan invece, secondo le indiscrezioni, dovrebbe candidarsi a Siena dove potrebbe correre anche Emma Bonino che tuttavia, per l’uninominale correrà a Milano, o in seconda battuta a Roma.

Con lei la lista +Europa dovrebbe avrebbe strappato posti nei collegi per altri 6 candidati, tra i quali quelli per Benedetto Della Vedova, Bruno Tabacci e Riccardo Magi. E’ quasi sicura anche la candidatura di Graziano Delrio a Reggio Emilia, città che ha governato da sindaco e quella di Roberta Pinotti a Genova mentre sono ancora in ballo le destinazioni di Andrea Orlando, che potrebbe correre a Savona, quella di Marco Minniti che dovrebbe presentarsi in un collegio del Nord Italia e quella di Valeria Fedeli in ballo tra l'Umbria e la Toscana.

La presidente della Camera, Laura Boldrini si presenterà con Leu in Lombardia nel listino, ma non ha ancora svelato il collegio. Giulio Santagata, coordinatore di Insieme, annuncia che si candiderà solo nel proporzionale.

Un sudoku che dovrebbe concludersi nei prossimi giorni e che mette in conto l’assalto del M5s, già pronto con programma e candidati per i listini (sui collegi invece il candidato premier Luigi Di Maio, si prenderà tempo fino all’ultimo giorno). Il premier Gentiloni però si dice niente «affatto spaventato» da loro e fatto salvo «il rispetto per gli elettori M5S» è convinto che «la possibilità che il movimento arrivi a guidare il governo non ci sia». Piuttosto lo preoccupa la Lega e per questo manda un messaggio a Silvio Berlusconi: «Pensa di arginare i populismi» come un tempo, ma le proporzioni oggi sono diverse e "lo dice anche il criterio con cui il fronte sovranista si è diviso con il fronte berlusconiano i collegi».

Anche Massimo D’Alema teme l’avanzata del Carroccio. «Io non partecipo alla criminalizzazione del M5s anche perché è senz'altro più preoccupante la deriva neofascista della Lega» mette in guardia. Salvini gli risponde per le rime: «Oltre a produrre vino, forse ne beve tanto». E invita gli italiani a mandare «a casa queste mummie che hanno distrutto l’Italia».

Ma non è solo contro Salvini che D’Alema si scaglia: l’ex premier boccia un eventuale nuovo governo Gentiloni ("Se il Pd vince tocca a Renzi") ma soprattutto si scaglia contro la leader di +Europa. «Mi dispiace per Emma, la rispetto, ma è una scelta che fatico a capire».

La difende Della Vedova: «Ha ragione a temere: su diritti, migrazioni ed Europa il voto utile contro nazionalisti e reazionari come Fontana è quello a +Europa». Pietro Grasso, alla guida di Leu invece dice di «poter ricostruire la sinistra, ricostruire la politica, ricostruire un partito e quindi ricostruire il Paese».

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