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Dalla sanità ai servizi, cambio ai vertici: via tutti i fedelissimi di Crocetta

PALERMO. Il primo tassello a essere sistemato sarà, con ogni probabilità, quello del presidente di Riscossione Sicilia: il nome sul taccuino di Nello Musumeci e dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao, è quello di Ugo Marchetti.
Generale della Guardia di Finanza, in passato assessore per pochi mesi della prima giunta Orlando nel 2012, Marchetti potrebbe prendere le redini della società proprio questa settimana. Salvo poi dover gestire il difficile cammino di una partecipata che sulla carta potrebbe perfino essere chiusa alla fine di quest’anno: su questo il governo dovrà decidere dopo un’analisi della situazione contabile appena avviata.
Per tutte le altre postazioni invece la partita è appena cominciata e si annuncia ricca di colpi di scena. Musumeci giovedì ha scritto a tutti i vertici delle partecipate chiedendo «di convocare con urgenza, e comunque non oltre il 5 febbraio, l’assemblea ordinaria dei soci per confermare, revocare, modificare o rinnovare l’organo di amministrazione».
È, formalmente, l’avvio dello spoils system: Palazzo d’Orleans può cambiare i vertici di tutto il sottogoverno entro 90 giorni dal suo insediamento, termine che scade il 16 febbraio. Dunque entro poco più di tre settimane tutto il sottobosco regionale verrà rivoltato come un calzino. Si partirà dalle società partecipate e dagli enti controllati. E lì i bookmakers danno per scontato l’allontanamento di tutti i fedelissimi di Crocetta. Dunque salterà Sergio Tufano, oggi alla guida della Sas (il più grosso contenitore di precari della Regione che si muove nel campo dei servizi alla sanità e ai beni culturali). E poi anche Gaetano Montalbano (Seus 118), Massimo Finocchiaro (Ast) e probabilmente Antonio Ingroia (Sicilia Digitale). Sono queste le società più ambite.
Diventerà Bellissima, il movimento dello stesso Musumeci, ambisce a una fra Sas e Seus. Mentre Forza Italia è pronta a fornire una rosa di candidati da piazzare in tutte le caselle che si libereranno: solo che questo elenco Miccichè e il vice commissario Francesco Scoma lo forniranno a Musumeci dopo la presentazione delle liste per le Politiche, quando sarà chiaro quali e quanti big rimarranno fuori anche dall’ultima chiamata per un seggio in Parlamento. In ogni caso gli azzurri punterebbero soprattutto ad altre poltrone, in particolare quella dell’Ircac, l’Istituto per il credito che è una delle casseforti della Regione e che oggi è guidato da un altro fedelissimo di Crocetta: Sami Ben Abdelaali. Mentre prende quota almeno una conferma in questo settore: Alessandro Dagnino, che oggi guida l’Irfis, e in passato non è stato lontano da Forza Italia potrebbe mantenere le redini della più importante delle casseforti regionali.
Per capire la portata dell’operazione che all’indomani della presentazione delle liste, entro il 5 febbraio, il governo porterà a termine basti pensare che le partecipate sono 13. A queste vanno aggiunte Irfis, Ircac, Crias e l’Irsap (l’istituto che ha centralizzato la gestione dei consorzi Asi). Poi si andrà avanti con i dieci Istituti Autonomi Case Popolari e con i commissari delle ex Province, la cui ultima proroga scadrà a fine mese. Il tassello più delicato di questo vasto puzzle resta però quello delle Asp e degli ospedali: entro lo stesso termine del 16 febbraio quasi tutti i vertici attualmente al timone della sanità pubblica verranno sostituiti. E anche in questo caso, prima di avere un quadro attendibile della nuova sanità pubblica, bisognerà completare la fase di formazione delle liste e i nuovi equilibri nei partiti. L’ultimo atto dello spoils system è la maxi rotazione dei dirigenti generali degli assessorati: manovra resa complicata dal fatto che molti degli uscenti non possono essere retrocessi ad altro incarico.

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