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Negli Usa scatta lo "shutdown": bloccate tutte le attività federali. Trump: qui non si mette bene

Donald Trump

WASHINGTON. Ad un anno esatto dall'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il Senato dalla risicata maggioranza repubblicana infligge un nuovo colpo al presidente respingendo il provvedimento sul bilancio di governo e innescando il temuto shutdown , ovvero la chiusura degli uffici amministrativi federali. Una circostanza verificatasi l'ultima volta nel 2013 con Barack Obama presidente, ma è la prima volta che accade con un partito che controlla entrambi i rami del Congresso.

La misura è stata bocciata con 50 a 49 voti, 60 erano necessari per approvare il testo, respinto anche da quattro senatori repubblicani. La Casa Bianca però - e il presidente Trump in persona - punta il dito contro i democratici: "I dem vogliono lo shutdown per sminuire il gran successo dei tagli alle tasse e ciò che comportano per la nostra economia in crescita", aveva twittato il presidente poco prima della scadenza ammettendo subito che "non si mette bene".

Poi, a cose ormai fatte e nella consapevolezza che pure per un accordo dell'ultimo minuto non c'era alcuna chance, la portavoce della Casa Bianca ha sottolineato con forza quella posizione, affermando in un comunicato: "Non negozieremo lo status di cittadini illegali mentre i democratici tengono i nostri cittadini ostaggio di richieste incoscienti". E ancora: "Questo è comportamento da ostruzionisti, non da legislatori".

A nulla è valso quindi l'incontro dell'ultima ora in giornata nello Studio ovale, dove Trump aveva convocato il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer: "qualche progresso" avevano detto entrambe le parti dopo il colloquio, ma nessun accordo. A notte fonda quindi Schumner rende la pariglia e scandisce: "Questo passerà alla storia come lo shudown di Trump", e lo caratterizza come emblematico del "caos innescato" dall'insediamento di Trump alla Casa Bianca esattamente un anno fa.

L'accusa dell'opposizione è per il presidente di non aver lavorato per un accordo bipartisan, sui dreamer in particolare, dopo che Trump ha nei mesi scorsi cancellato il programma di Obama per la loro protezione (Daca) dando mandato di trovare una soluzione alternativa entro la primavera. Ma nemmeno su altre priorità poste dai democratici, come il rinnovo della copertura sanitaria per nove milioni di bambini (Chip).

Eppure il presidente aveva provato a fare pressing in vari modi, con telefonate e tweet, fino a giocare l'ultima carta invitando Schumer alla Casa Bianca. Era stato però lui stesso a compromettere i negoziati bipartisan, facendo saltare tutto con le sue reazioni ad una bozza di accordo, quando è stato accusato di razzismo per il disprezzo manifestato verso gli immigrati da certi "cessi di Paesi", come hanno riferito alcuni deputati democratici presenti, inasprendo e polarizzando il giaà difficile dialogo.

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