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Nel Dna il 'motorino d'avviamento' della rigenerazione

Scoperto nel Dna il 'motorino d'avviamento' della rigenerazione di organi e tessuti: si tratta di un set di geni cruciali per la sopravvivenza, che nel corso dell'evoluzione sono rimasti conservati in animali anche molto diversi fra loro, dagli invertebrati fino ai mammiferi. Descritti dai ricercatori dell'Università di Milano sulla rivista NPJ Systems Biology and Applications, potrebbero portare allo sviluppo di nuove terapie utili nella medicina rigenerativa e nella lotta alle malattie causate da un eccesso di fibrosi.

Nello studio "ci siamo concentrati sui geni coinvolti nella rigenerazione in diversi animali, per cercare di capire come mai i mammiferi abbiano perso la capacità di far ricrescere arti amputati", spiega Maria Rita Fumagalli, ricercatrice presso il Centro della Complessità e i Biosistemi dell'ateneo milanese. Insieme al suo gruppo di ricerca, Fumagalli ha selezionato tre organismi noti per le loro capacità rigenerative (l'idra, la planaria e il cetriolo di mare) e poi è andata a verificare quali geni attivassero nelle varie fasi della rigenerazione dei tessuti danneggiati. I risultati sono stati poi confrontati con quelli ricavati da studi precedenti sul fegato di topo.

E' così emerso che, fra i geni attivati nella prima fase della rigenerazione, ce ne sono alcuni che sono simili anche fra animali molto diversi. Ciò suggerisce che nel corso dell'evoluzione tutti gli organismi (mammiferi inclusi) potrebbero aver conservato una parte primordiale di questo processo.

Nella fase più tardiva della rigenerazione, i geni coinvolti sono invece specifici dell'organismo e del tessuto in riparazione. I ricercatori hanno inoltre studiato i geni coinvolti nella risposta infiammatoria, cruciale nella ricostruzione del tessuto: hanno così scoperto che nei mammiferi la perdita della capacità rigenerativa potrebbe essere stata compensata da una complessa reazione immunitaria che entra in gioco durante la riparazione.

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