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Fi e Lega divisi sui vaccini, sul Jobs act Berlusconi ci ripensa: "Va bene così"

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nella foto che ufficializza la coalizione del centrodestra

ROMA. Nel giorno in cui il centrodestra riunisce per la prima volta il tavolo per il programma, l'obbligo dei vaccini divide la Lega e Fi. «Cancelleremo le norme Lorenzin», annuncia il leader del Carroccio contrario all’obbligatorietà. Un annuncio non concordato con gli alleati come dimostra lo stop di Fi che ha votato il decreto. «L'Italia va vaccinata dagli incompetenti», reagisce il ministro della Salute che accomuna il Carroccio e M5S sulle «posizioni anti-scienza».

Ma anche su un’altra riforma centrale dei governi di centrosinistra, il jobs act, si alzano i decibel della campagna elettorale. Silvio Berlusconi in mattinata ipotizza l’abolizione della riforma del lavoro, poi ci ripensa e prima parla di una riforma «fallita» da correggere poi, in serata, conclude che «va bene così».

Una precisazione però tardiva rispetto alla levata di scudi del Pd a partire da Matteo Renzi. «Sarà contento il nordest, il mondo produttivo, vorrei vedere che ne pensano gli imprenditori di tornare al mondo del lavoro del passato», reagisce l’ex premier alludendo ai vantaggi fiscali del jobs act.

E’ però sul tema, da sempre molto sensibile, dei vaccini che i partiti si dividono. Ed emergono crepe nel centrodestra, appena ricompattatosi su Attilio Fontana per la presidenza del Pirellone dopo il ritiro di Roberto Maroni. Nella "lenzuolata" di promesse elettorali, che tutti i partiti stanno prendendo in vista del 4 marzo, Matteo Salvini assicura l’abolizione del ddl Lorenzin con lo slogan «Vaccini sì, obbligo no». Ma l’idea non convince affatto Forza Italia. Il capogruppo Paolo Romani esclude la soppressione della norma che ricorda che in Aula "abbiamo deciso di essere d’accordo con l’obbligatorietà che va nella direzione della tutela della salute dei nostri figli rispettando la possibilità che le famiglie siano sempre informate". Si inalbera la ministra della Salute per la quale la Lega persevera «nell’estremismo dell’incompetenza» e accusa la Lega e M5S di voler «demolire le istituzioni».

Un’associazione, quella tra Lega e M5S, che fa anche il leader dem Matteo Renzi. «Il fatto che Lega e Cinque Stelle siano d’accordo nella battaglia contro la obbligatorietà dei vaccini è un fatto da non sottovalutare. Perché significa che esiste un’alleanza non scritta (per ora) tra forze diverse, unite in questo caso dal rifiuto della scienza». Mettere in discussione i vaccini obbligatori è, per l’ex premier, «un errore drammatico».

I grillini non ci stanno ad essere trascinati nella polemica. «Nonostante il tentativo di screditarci a colpi di bufale, sul tema dei vaccini la nostra posizione è assolutamente chiara: siamo favorevoli ai vaccini ma contrari al decreto Lorenzin», reagisce la senatrice Paola Taverna. E il candidato premier Luigi Di Maio assicura la sua fede «vaccinale": «Sono vaccinato, mio fratello è vaccinato, vaccinerei mio figlio, tutta la mia famiglia è vaccinata e crediamo nei vaccini».

Nel «tutti contro tutti» finisce anche lo scontro tra i favorevoli ed i contrari al jobs act. Le affermazioni, pur corrette, di Berlusconi sul jobs act infiammano il dibattito tra maggioranza e opposizione. Oltre a Renzi, anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sostiene che l’abolizione «sarebbe un errore grave» e tutto il Pd difende il successo della riforma. E Maurizio Lupi, prima nella maggioranza con Ap e ora coordinatore nazionale di «Noi con l’Italia», più che cancellare il jobs act, sostiene che sia stato un errore l’abolizione dei voucher «sotto la spinta ricattatoria di un referendum che forse era meglio affrontare».

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