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I prototipi delle auto del futuro, come Kitt di Supercar

(ANSA) - ROMA, 9 GEN - Non sono più fantascienza le auto del futuro che guidano da sole grazie all'intelligenza artificiale, come Kitt della serie televisiva Supercar. Nuovi prototipi stanno facendo 'scuola guida' sulle strade di Boston e Singapore. Sono stati sviluppati da uno spin-off del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e alla ricerca partecipa anche l'italiano Valerio Varricchio. Al Mit, Varricchio si è trasferito dopo la laurea alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e ha parlato delle sue ricerche a margine di un incontro all'università telematica Giustino Fortunato di Benevento.

Questi prototipi sono tra le la versioni più avanzate delle auto a guida autonoma ottenute finora. Tuttavia, come altri modelli di Google e Tesla, possono apparire un pò 'imbranati'.

Queste auto, spiega Varricchio "guidano da sole in condizioni di estrema sicurezza e c'è ancora bisogno di un pilota a bordo pronto a intervenire in caso di emergenza". Il problema, aggiunge, è che hanno comportamenti ancora "troppo robotici e non sanno interagire in modo naturale con automobilisti e pedoni, perché non sanno anticiparne le intenzioni'. L'obiettivo è "rendere queste auto meno robotiche e più 'umane' e per farlo stiamo mettendo a punto algoritmi, alcuni dei quali già applicati ai prototipi in fase di test a Boston e Singapore, che diano all'intelligenza artificiale la capacità di guidare con buon senso, proprio come una persona". Solitamente un robot, rileva il ricercatore, "segue le regole del codice della strada al 100%: a un incrocio passa solo quando le strade sono totalmente sgombre, oppure se vede un pedone sul ciglio della strada si ferma e non capisce se sta per attraversare o meno, perché non sa leggerne il linguaggio del corpo". La sfida per ottenere auto a guida autonoma è partita nel 2007 negli Usa e ora coinvolge laboratori e aziende di tutto il mondo. E' nata con più obiettivi, osserva Varricchio: di sicurezza, perché l'errore umano è la causa di circa il 90% degli incidenti; per estendere la mobilità urbana a disabili e anziani; e per ottimizzare gli spazi, perché in media un veicolo è parcheggiato il 95% del tempo.

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