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60 anni fa l'addio allo Sputnik-1

60 anni fa, il 4 gennaio 1958, una fiammata nel cielo segnava la fine dell'avventura dello Sputnik-1: primo satellite artificiale ad orbitare intorno alla Terra, bruciava nell'impatto con l'atmosfera durante il suo rientro, dopo aver percorso quasi 70 milioni di chilometri. La sua avventura era iniziata il 4 ottobre 1957 dalla base sovietica di Baikonur: il lancio inaugurò di fatto la corsa allo spazio dell'Urss e la sfida con gli Stati Uniti, pronti a replicare il 31 gennaio 1958 con l'immissione in orbita del loro primo satellite, l'Explorer-1.

Lo Sputnik (il cui nome significa 'compagno di viaggio', 'satellite') era una piccola sfera lucida di metallo, dal diametro di 58 centimetri, realizzata in una lega di alluminio e dotata di quattro lunghe antenne orientate nella stessa direzione. Al suo interno custodiva gli strumenti scientifici, ovvero due radiotrasmettitori della potenza di un Watt, che funzionavano su due frequenze diverse ed emettevano entrambi segnali della durata di 0,3 secondi, separati da pause della stessa durata.

L'analisi dei radiosegnali premetteva di studiare la densità dello strato più alto dell'atmosfera, la ionosfera: i 'bip' emessi stupirono i radioamatori, che continuarono ad ascoltarli per giorni e giorni, mentre gli astronomi osservavano il satellite brillare nel cielo con una luminosità simile a quella di Giove. Furono 22 giorni memorabili fino a quando, il 26 ottobre 1957, le batterie dello Sputnik si esaurirono. L'atto finale si consumò il 4 gennaio 1958, quando il satellite lasciò la sua orbita per poi tuffarsi nell'atmosfera terrestre.

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