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Le nuove regole del M5S per governare: obbligo di fiducia a Di Maio premier

Luigi Di Maio

ROMA. C'è un inizio e una fine nella nuova "Bibbia» del M5S. E’ la fine della «Non Associazione» che aveva sede nell’"iperuranio", dei neoeletti che, 5 anni fa, sgattaiolavano un po' timidi in Parlamento. E’ la fine, forse, delle frotte di fuoriusciti. Il Movimento, a 64 giorni dal voto, re-inizia pensando al governo, strutturandosi in maniera più rigida e tradizionale e facendo cadere, per i parlamentari, quel divieto ad allearsi che, a marzo, condannerebbe i 5 Stelle ad una vittoria di Pirro. «Basta fare opposizione, è ora di pensare in grande», annuncia il Capo Politico Luigi Di Maio. Che, se diventerà premier, potrà avvalersi del vincolo di una regola che obbligherà gli eletti del M5S a votargli la fiducia.

E’ questo, uno dei punti costituzionalmente più controversi del nuovo impianto regolamentare che vede, da oggi, un nuovo Statuto - e una nuova Associazione con Di Maio tra i membri e alla quale viene concesso il simbolo - un nuovo Codice Etico e le regole per le Parlamentarie. C'è, sullo sfondo, l’esigenza di controllare il dissenso interno e contrastare i «voltagabbana». Così, per chi lascia il gruppo per dissenso politico o viene espulso c'è una multa da 100 mila euro. Mentre, i parlamentari dovranno per forza votare la fiducia a un governo a 5 Stelle. L'applicazione di tale regole, in una repubblica parlamentare dove la Costituzione vieta il vincolo di mandato, è tutta da vedere ma, nel Movimento, si conta sul fatto che il Codice sia oggetto di una scrittura privata tra candidato e M5S.

Il ruolo di Di Maio ne esce rafforzato. Il Capo Politico è titolare, così come i segretari di partito, dell’indirizzo politico. Di fatto può essere sfiduciato solo dal Garante che - altra novità - ricopre anche lui una carica elettiva. Punto che, almeno in teoria, apre la via della successione a Beppe Grillo. Il sì agli indagati (ma per reati minori, sono necessarie "condotte ineccepibili", si sottolinea dal M5S) è tra le novità delle regole per le Parlamentarie di metà gennaio: gli iscritti avranno a disposizione tre preferenze mentre fino al 3 gennaio chi vuole può iscriversi alla nuova Associazione e presentare la propria candidatura. Il via alle primarie è relativo solo ai collegi plurinominali. «Poi passeremo alla composizione dei collegi uninominali», afferma, un pò criptico, Di Maio.

«E' ora di andare al governo», sottolinea il leader M5S. E gli eletti del Movimento non avranno più il vincolo di non allearsi. «Siamo disponibili a governare con altri, basandoci su accordi solo sul programma», conferma una fonte del M5S certificando la svolta di fine dicembre. Una svolta che permetterà anche a esponenti della società civile di entrare nelle liste, con Di Maio che fa un appello ai «cittadini competenti» esclusi dalla cosa pubblica ad abbracciare il Movimento. Del resto il refrain del M5S 3.0 è quello di una forza che «non vuole lasciare il Paese nel caos».

Una forza che, rispetto alle origini, appare tuttavia cambiata. Anche se Davide Casaleggio, oggi al fianco di Di Maio in Lombardia, quasi assicura l’ala ortodossa: «non stiamo diventando un partito»

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