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In Iran proteste e morti in piazza, Rohani: "Popolo libero di manifestare"

TEHERAN. Quarto giorno di manifestazioni di piazza in Iran. Iniziate per protesta contro il carovita e un’economia che stenta a decollare - soprattutto per la gente comune, nonostante la revoca delle sanzioni dopo l’accordo con la comunità internazionale sul nucleare -, poi trasformatesi in dimostrazioni anti-governative e contro la corruzione del regime.

Negli scontri della notte scorsa almeno due persone sono morte a Doroud, nel Lorestan. Sei le vittime secondo altre fonti, non ufficiali. Nella sola Teheran inoltre sono stati arrestati 200 manifestanti, alcuni dei quali già rilasciati, e una quarantina di leader della protesta, accusati di aver organizzato «manifestazioni illegali» e di aver danneggiato proprietà pubbliche, ha reso noto il vicegovernatore della capitale Nasser Bakht. E proprio per evitare i raduni di strada le autorità hanno bloccato, anche se «solo temporaneamente», l'accesso ai social netowrk, in particolare Telegram e Instagram.

In serata è intervenuto per la prima volta dall’inizio delle proteste il presidente iraniano Hassan Rohani che ha parlato in un incontro del governo trasmesso dalla tv di Stato. «Il popolo iraniano è libero di manifestare», basta che le proteste «siano autorizzate e legali» e che non si trasformino in violenza. «Una cosa è la critica - ha detto - un’altra la violenza e la distruzione della proprietà pubblica».

Pur attaccando il presidente americano Trump per le sue "interferenze» e il sostegno su Twitter agli iraniani in piazza, Rohani riconosce tuttavia che il popolo non è solo preoccupato per motivi economici, ma anche «per la corruzione e la trasparenza».  «La gente finalmente ha capito che i loro soldi e il loro benessere viene sperperato per il terrorismo - aveva twittato Trump -. Sembra che gli iraniani non ne possano più. Gli Usa vigilano su eventuali violazioni dei diritti umani».

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