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Nuove regole in casa M5s: in lista anche non iscritti e multa per i voltagabbana

ROMA.Una rivoluzione copernicana finalizzata a un obiettivo: competere con tutte le armi a disposizione, nei collegi uninominali, con centrodestra e centrosinistra. Il M5S apre, per le sole «sfide dirette», le porte ad esponenti della società civile non iscritti, riprendendo una linea già preannunciata da Silvio Berlusconi e dal Pd e imprimendo una modifica-chiave nelle regole per le candidature che saranno ufficializzate «ad horas».

Cambieranno, inoltre, i codici di comportamento per gli eletti e il non-Statuto e ci sarà una stretta «esemplare» sui voltagabbana: una multa da 100mila euro in merito alla quale i vertici stanno studiando «la formula migliore» per renderla davvero effettiva e non anti-costituzionale.
Ma il «nuovo inizio» del M5S non si ferma qui. Nel nuovo Statuto - che sarà diffuso nei prossimi giorni - compare in maniera strutturata la figura del capo politico, carica elettiva della durata di 5 anni, rinnovabili con nuova elezione fino a un tetto di dieci anni. Il rinnovo, si precisa nel Movimento, non è automatico e non va legato a Luigi Di Maio che, fra 5 anni, tra l'altro vedrà scadere i due mandati consentiti dal Movimento. Ma la svolta, anche in questo caso, è rivoluzionaria. E sebbene l'elezione del «capo» avvenga online avvicina il M5S ai partiti tradizionali.

Alle elezioni 2018, intanto, il Movimento candiderà nell’uninominale anche persone che «si sono distinte per professionalità e competenza» nella società civile e che si sono "avvicinate» ma non iscritte. Non era mai accaduto,i candidati esterni saranno comunque soggetti a parlamentarie, ma la mossa rischia di provocare una dura reazione dell’ala ortodossa.

Ma così, il M5S targato Luigi Di Maio realizza il suo "casting» tra imprenditori e professionisti, soprattutto nel Nord dell’Italia. E, in tal modo, il trio Beppe Grillo, Davide Casaleggio e Di Maio replicano a FI che «pescherà» per le liste tra i non professionisti della politica e al Pd che potrebbe schierare personalità come Lucia Annibali o Roberto Burioni. E poi c'è un motivo supplementare: la classe dirigente «iscritta" al Movimento, tra tetto dei due mandati, addii ed espulsioni, rischiava di essere star stretta alla pletora di parlamentari che il M5S si aspetta di eleggere. Sulle candidature ci sarà comunque un filtro di qualità e l’ultima parola spetterà al Garante (Grillo) e ai vertici che, come obiettivo, hanno già annunciato quello di «non imbarcare» chiunque, ripetendo gli errori delle precedenti tornate elettorali locali.

Rispetto al passato, il M5S vuole anche tutelarsi dai voltagabbana introducendo - sulla scia di quanto accade per gli eletti locali - una multa salatissima nel codice dei futuri parlamentari. Sarebbe di 100mila euro ma il rischio è che il tentativo sia comunque vano: la Costituzione non prevede infatti un vincolo di mandato per i deputati e senatori e le chance di vincere, per chi farebbe ricorso, sarebbero altissime. Da qui l'idea di inserire la sanzione in una scrittura privata, una sorta di contratto, facendo sì che non sia legata direttamente al possibile cambio di casacca.

Cambierà, infine, anche lo Statuto. L’ultima modifica risale al settembre 2016 quando, nel pieno del caso Pizzarotti, cambiarono i termini di sanzioni, sospensioni ed espulsioni e fu introdotto il collegio rei probiviri. I punti che saranno modificati non sono stati ancora ufficializzati ma una cosa è certa: per il Movimento, il voto del 4 marzo, segnerà un cambio strutturale epocale. Nel segno della nuova leadership di Luigi Di Maio.

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