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Catalogna, gli indipendentisti verso la maggioranza

BARCELLONA. A meno di due mesi dalla proclamazione della Repubblica e dall’immediata decapitazione da parte di Madrid delle istituzioni catalane, la regione ribelle ha votato di nuovo oggi per il campo indipendentista, secondo il primo exit-poll diffuso da La Vanguardia-Rac 1.  Le tre liste del fronte repubblicano - Erc del vicepresidente Oriol Junqueras in carcere a Madrid, JxCat del President Carles Puigdemont in esilio a Bruxelles e gli antisistema della Cup - otterrebbero insieme fra 66 e 71 seggi su 135 nel nuovo Parlamento di Barcellona. La maggioranza assoluta è a quota 68. Il voto catalano farebbe registrare anche una forte crescita del partito più duramente unionista, Ciudadanos, che sarebbe in corsa con Erc per il primo posto.

La lista della andalusa Ines Arrimada, capitalizzando sulla crescita del nazionalismo spagnolo, avrebbe fra 34 e 37 seggi, quella del detenuto politico Oriol Junqueras fra 34 e 36. JxCat di Puigdemont, i cui primi tre nomi in lista sono in carcere o in esilio, otterrebbe fra 28 e 29 seggi, la Cup 5-6. Nel campo unionista arrivano secondi i socialisti (Psc) di Miquel Iceta con 18-20 deputati, mentre il Pp del premier spagnolo Mariano Rajoy crollerebbe passando dagli 11 seggi uscenti a 3-5.

Sono tuttavia dati da prendere con grande prudenza, che dovranno essere confermati nella notte dai risultati reali. Anche perché molti fattori fanno di queste elezioni uno scrutinio anomalo. Non solo perché da ottobre la Catalogna è commissariata da Madrid, le sue istituzioni sono state destituite d’ufficio da Rajoy con i poteri speciali votati dal Senato, 18 dei candidati erano incriminati per ribellione, tre in carcere e altri tre in esilio. L’affluenza alle urne è stata altissima, sopra l’80%, nonostante si sia votato di giovedì e non di domenica, come è tradizione, con tutte le difficoltà che ha comportato per chi lavora.  Se i dati dell’exit poll fossero confermati, l’ipotesi più probabile è che i tre partiti indipendentisti cerchino di formare un nuovo governo. Gli scenari delle

prossime settimane sono comunque complicati. I due principali candidati alla presidenza della Catalogna - Puigdemont e Junqueras - sono uno 'in esiliò, inseguito da un mandato di arresto spagnolo, e l'altro in carcere. Al momento sembra molto difficile possano occupare il loro nuovo scranno in parlamento e partecipare all’elezione del President. La sessione costitutiva dell’assemblea catalana dovrà tenersi entro il 23 gennaio, il primo turno dell’elezione del President per il 10 febbraio. Se per aprile non sarà stato possibile eleggere il nuovo presidente catalano, scatterà lo scioglimento automatico dell’assemblea con nuove elezioni a fine maggio.

Sempre secondo i dati dell’exit poll, nel campo unionista si registra una specie di tsunami che potrebbe avere conseguenze anche a Madrid. Ciudadanos, in apparente pareggio tecnico con Erc per il primo posto in seggi, diventerebbe il primo partito catalano in voti con il 26%, grazie a Barcellona soprattutto. Erc si fermerebbe al 22,5% ma potrebbe essere la prima forza nel Parlament. Questo grazie a un sistema elettorale che premia le circoscrizioni della Catalogna profonda, come Girona o Lleida, dove è più forte l’anima indipendentista. La lista di Puigdemont otterrebbe il 19%. L’affermazione del partito 'arancionè di Ines Arrimadas è uno schiaffo politico per Rajoy, che vedrebbe ridotta al lumicino la presenza del Pp in Catalogna. E potrebbe ridare forza alle ambizioni del giovane leader nazionale di Ciudadanos, Albert Rivera, che aspira a sostituirlo alla Moncloa.

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