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La Catalogna al voto con il fiato sospeso: tutto è in bilico

BARCELLONA. «L'ora della verità!», titola El Punt Avui. «Massima incertezza», avverte El Periodico. «Cala il sipario senza un pronostico chiaro», conferma anche l’altro grande quotidiano catalano, Ara. A meno di due mesi dalla proclamazione della Repubblica il 27 ottobre da parte di Govern e Parlament secessionisti e dal fulmineo blitz di Madrid, che in poche ore aveva decapitato le istituzioni di Barcellona e preso il controllo della Generalità, la regione ribelle torna al voto domani in un clima elettrico.

Il fronte indipendentista travolto dall’inaspettata durissima reazione dello Stato spagnolo, con diversi dirigenti ora in esilio in Belgio con il president Carles Puigdemont o in carcere con il vicepresidente Oriol Junqueras, spera in una rivincita nelle urne sui «metodi franchisti» del premier Mariano Rajoy. Per il campo unionista - Ciudadanos, Psc e Pp - è un’occasione storica invece per disinnescare la spirale secessionista. Gli ultimi sondaggi davano il campo dell’indipendenza davanti nelle intenzioni di voto con 67-70 seggi su 135, contro 56-59 agli unionisti. Ma a poche ore dall’apertura delle urne un terzo dell’elettorato è ancora indeciso. Un dato che costringe alla prudenza rispetto alle previsioni dei sondaggi, così come un certo timore fra gli indipendentisti dopo le violenze della polizia spagnola ai seggi del referendum del primo ottobre, le numerose incriminazioni decise dalla giustizia di Madrid, l’arresto di diversi leader.

Se vincerà il fronte della secessione con una maggioranza assoluta di almeno 68 seggi, dovrebbe riprendere il cammino verso la 'repubblicà. Ma in forma molto diversa. Scottati dal pugno duro di Madrid, le due grandi liste indipendentiste - JxCat di Puigdemont e Erc di Junqueras - propongono di mettere da parte l’unilateralità e di puntare tutto sul negoziato con lo Stato spagnolo. Puigdemont e Junqueras, dopo le tensioni della notte che precedette la dichiarazione di 'indipendenzà sono però oggi avversari nella corsa alla presidenza. Che però forse nessuno dei due potrà occupare. Potrebbe allora essere eletta la numero 2 di Erc Marta Rovira. Se arriverà prima la lista unionista di Ciudadanos - i sondaggi non lo escludono - la capolista Ines Arrimadas, che ha capitalizzato sulla rinascita del nazionalismo spagnolo anche in Catalogna, dovrà tentare di formare un esecutivo fragile e di minoranza con socialisti e popolari. Gli analisti prevedono tempi di difficile governabilità e non escludono un ritorno alle urne fra tre mesi se dal voto non uscirà una maggioranza chiara.

Chiunque vinca, avverte oggi il direttore di La Vanguardia Marius Carol, dovrà «gettare le basi di un governo di transizione che si ponga l’obiettivo di recuperare le istituzioni catalane, far tornare tutti a casa, rimettere in piedi l’economia e ricucire il tessuto sociale». Non farlo, ammonisce, dopo un anno di furibonda crisi istituzionale e politica con Madrid, sarebbe «spararsi sul piede»

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