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Ars, le prime nomine di Miccichè

PALERMO. Le prime nomine sono arrivate ieri, insieme all’annuncio di un nuovo concorso che riaprirà le porte del Parlamento a chi aspira a diventare un superburocrate. Gianfranco Miccichè ha iniziato a comporre il proprio ufficio di gabinetto. Al vertice della struttura di supporto del neo presidente dell’Ars è stata chiamata Patrizia Perino, consigliere parlamentare di lungo corso. È un funzionario interno, che va ora a ricoprire uno dei posti di primo piano.

Le altre nomine fatte ieri riguardano invece tutti esterni. Miccichè ha la possibilità di nominarne in totale 21. Ieri sono arrivate le prime sette nomine: il capo ufficio stampa sarà Lillo Miceli, ex cronista politico da poco in pensione. Al suo fianco altri due giornalisti: Giuseppina Varsalona e Luca Cortimiglia che ha seguito Miccichè durante tutta la campagna elettorale.

Della segreteria particolare fanno parte poi Ugo Zagarella, storico collaboratore del neo presidente e Silvia Saitta, anche lei impegnata al seguito del leader forzista fin dalla campagna elettorale. Gli ultimi due esterni nominati ieri sono Vito Scardina e Maria Di Simone. Nei corridoi dell’Ars circolano i nomi di molti altri papabili collaboratori di Miccichè: l’ex parlamentare Udc Totò Lentini e il manager Gianluca Galati, che per ora è impegnato con la A2A, l’azienda che sta portando avanti il progetto di un moderno termovalorizzatore a San Filippo del Mela. Galati è stato con Miccichè già nel 2006, all’epoca della prima elezione alla presidenza dell’Ars.

Ieri Miccichè ha rivelato le sue prossime mosse, a cominciare dalla riapertura dei concorsi «per assumere giovani dirigenti dopo il fuggi fuggi dei più alti burocrati» che tre anni fa, per l'introduzione del tetto di 240 mila euro agli stipendi dei funzionari apicali, optarono per il prepensionamento per non subire il taglio e mantenere una pensione adeguata al vecchio super stipendio. Le assunzioni, per esempio, dovrebbero permettere di ricreare l’Ufficio bilancio che sarebbe rimasto con due soli funzionari.

E a proposito dei tagli, Miccichè ha ribadito all’Adnkronos di essere contrario. Il 31 dicembre scadrà la norma interna che impone di non pagare più di 240 mila euro annui. Il neo presidente ammette di avere una linea meno rigorosa: «Il concetto di tetto è assurdo. A prescindere dalla cifra. Io comunque sto aspettando una relazione per capire il da farsi, basta con questa demagogia. I cittadini non chiedono il taglio degli stipendi ma un buon funzionamento dell'Ars».

Il ritorno ai maxi-stipendi, quelli in base ai quali un segretario generale arrivava a guadagnare fra i 400 mila e i 500 mila euro all’anno, costerebbe all’Ars almeno 8 milioni. Miccichè vede però un altro problema: «Dybala, potrebbe mai giocare come gioca se avesse un tetto al suo stipendio e guadagnasse quanto uno di serie B? Non credo. Ho visto gli stipendi e ho scoperto che dal capo ufficio in su ci sono otto gradi e tutti guadagnano lo stesso. Questo sistema non può funzionare. Se ci saranno stipendi troppo alti verranno tagliati ma non voglio pensare di essere tornati al sistema marxista dove tutti sono uguali».

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