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Di Mauro e Cancelleri vicepresidenti dell'Ars, asse Pd-grillini

PALERMO. Roberto Di Mauro e Giancarlo Cancelleri sono stati eletti vicepresidenti dell'Ars. Al primo, espressione della maggioranza, sono andati 37 voti, al secondo, sostenuto dalle opposizioni, 27. Quest'ultimo ha preso, infatti, 7 voti in più rispetto a quelli garantiti dal suo gruppo, che probabilmente arrivano tutti dal Pd, da quell'area che puntava all’accordo con i grillini per guastare la festa a Miccichè. E’ la fotografia del caos che regna in casa Pd, intrappolato tra le beghe correntizie, senza una linea politica unitaria dopo lo shock per la sconfitta alle regionali.

Sulle dinamiche parlamentari si stanno riversando i dissidi tra chi spingeva, fino a qualche giorno fa, per un cambio di rotta del partito invocando il congresso anticipato o il commissariamento e chi invece punta a fare opposizione all’Ars provando a dialogare con il M5s, primo partito di minoranza con 20 parlamentari. Il risultato è una compagine parlamentare sfaldata.

Stamani era prevista una riunione informale degli 11 parlamentari dem negli uffici del gruppo a Palazzo dei Normanni, anche per pianificare la strategia per l’elezione dei vice presidenti. L’incontro è saltato. Alcuni deputati, tra i quali Antonello Cracolici, hanno deciso di 'congelare' l’adesione al gruppo dem in attesa di un chiarimento politico; ci sarà tempo fino a mercoledì per la formalizzazione delle adesioni, frattanto si cercherà di ricompattare il gruppo, che rimane senza una guida. Una situazione che ha costretto Micciché a rinviare di 48 ore l'elezione dei deputati-questori e dei deputati-segretari, proprio per evitare che l’aula, per le divisioni del Pd, si trasformasse in un Vietnam, venendo meno così il quadro istituzionale che deve tenere conto degli equilibri dei gruppi parlamentari. «La verità - sostiene il deputato dem Nello Dipasquale - è che chi accusa una parte del Pd di avere inciuci con la maggioranza lo fa non perché vuole mantenere il partito puro ma perché aveva accordi con i grillini. C'è una parte del Pd che lavora per distruggere. In questo momento il partito è senza una guida».

Gli altri voti di oggi sono andati a Mangiacavallo (M5S), a Cracolici e a Lupo (Pd). Una la scheda bianca.

Come per l'elezione di Miccichè, anche se alla terza chiamata, la maggioranza ha votato compatta: in aula erano presenti 35 deputati del centrodestra, assente Marco Falcone per impegni istituzionali a Roma. Di Mauro dunque ha ricevuto 2 voti dalle opposizioni. Altro assente Claudio Fava. I votanti sono stati 68.

"Siamo finalmente entrati in quell'ufficio di presidenza dove si gestiscono i denari dell'Ars che ha 150 milioni di euro di bilancio annuale, dove si gestiscono i vitalizi, gli stipendi dei deputati regionali, dove si decidono tantissime delle spese di questo parlamento che da tutta Italia viene additato come il parlamento degli sprechi, quello più spendaccione che costa di più". Così il neo eletto vicepresidente dell'Ars Giancarlo Cancelleri (M5S) in un video. "Porteremo all'interno di questo ufficio di presidenza la battaglia del taglio dei vitalizi, dell'abolizione dei vitalizi per dare vita finalmente cittadini questi soldi 17 milioni di euro ogni anno che si spendono", aggiunge.

Per Dipasquale, "tradito" dai quattro compagni di partito, chiamando in causa i vertici del Pd siciliano: "Né il segretario del mio partito Raciti o altri compagni mi hanno telefonato per esprimermi il rammarico per il torto che ho subito da un pezzo del Pd che non mi ha votato, avendoci messo io la faccia", dice. Smentisce le voci su chi accusa un patto fra maggioranza e Pd. Secondo Dipasquale "sono due i deputati dem che hanno votato per Miccichè e non quattro. C'è una parte del Pd in Sicilia che lavora per distruggere. In questo momento il partito è senza una guida". Dipasquale è subito stoppato da Antonio Rubino, responsabile dell’organizzazione del Pd siciliano: "Gli consiglierei di evitare di fomentare ulteriormente il clima di tensione che c'è dentro il Pd".

Gridano "Vergogna" i giovani del Pd: "La giornata di sabato - dicono in una nota - ha confermato in maniera disarmante che una parte della classe dirigente del nostro partito non ha il minimo rispetto per se stessa, confermando quel senso comune che vede il confronto politico tra centrodestra e M5s". Chiedono di fare luce sulla vicenda: "Vogliamo sapere chi ha fatto uso delle istituzioni e del Pd per questioni personali. Non siamo un taxi di ceto politico".

La vicenda dei franchi tiratori del Pd "non sorprende" Luigi Di Maio.  "Forza Italia e Pd hanno lo stesso programma - scrive il candidato premier del M5s sul blog di Beppe Grillo -: tenere in vita il sistema morente. Il 4 marzo si sceglie tra il programma di cambiamento del MoVimento e il programma di immobilità di Pd-FI".

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