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Omicidio dell'ex calciatore La Rosa, fermati una donna e il figlio che provò a imitare Brusca

Andrea La Rosa

MILANO. Una madre, Antonietta Biancaniello, 59 anni di Quarto Oggiaro, quartiere popolare di Milano dove è radicata la criminalità organizzata, che viene fermata con un cadavere chiuso in un bidone nell'auto e difende il figlio fino all'ultimo: "Non sa nulla di tutto ciò, ho fatto tutto da sola".

Il figlio, Raffaele Rullo, esperto informatico per una grande azienda ma anche coinvolto in "giri loschi" come un "traffico di auto", che continua a negare di aver ucciso il suo amico. E prova a giustificare di fronte al pm Eugenio Fusco quelle ricerche on line su come eliminare un corpo e sullo "scioglimento nell'acido" del piccolo Giuseppe Di Matteo, ammazzato 21 anni fa da Giovanni Brusca su ordine di Totò Riina.

Sono gli elementi inquietanti che emergono dagli atti dell'inchiesta, condotta dai carabinieri, sull'uccisione di Andrea La Rosa, l'ex calciatore di serie C e direttore sportivo del Brugherio calcio scomparso il 14 novembre e trovato ieri morto, in posizione fetale dentro un fusto per gasolio che la madre di Rullo, come lui ora in carcere, stava trasportando verso un box dove sono stati sequestrati 24 litri di acido. In modo anche goffo, come risulta dal decreto di fermo, Rullo, 35 anni come la vittima, sposato con figli e residente a Seveso (Milano), con "la complicità assoluta" della madre avrebbe cercato in tutti i modi, anche acquistando una sega elettrica, di sbarazzarsi di quel corpo, documentandosi anche sulle modalità mafiose con cui venne fatto sparire barbaramente a 13 anni il figlio del pentito Santino Di Matteo.

Nell'indagine sulla fine, anche questa atroce di La Rosa, però, vengono in evidenza anche i rapporti tra vittime e carnefici, tra la fidanzata di La Rosa, colei che fece conoscere Rullo al suo compagno, e lo stesso Rullo. Così il 18 novembre lei, che sapeva che quattro giorni prima verso le 22 La Rosa si era incontrato con l'amico, di fronte ai suoi racconti poco credibili gli diceva: "Se è salito su un'altra auto, la sua auto dov'è? Non mi dire cazzate".

E ancora: "Raffaele la cosa dei soldi e dell'assegno che doveva fare con una persona che tu conoscevi". Per gli inquirenti, tra l'altro, "non si può escludere" che in una qualche "illecita attività", come il traffico di auto "finalizzato a commettere truffe in danno delle assicurazioni", fosse entrato anche l'ex calciatore. Aveva consegnato ben 38mila euro a Russo, mai restituiti, e in un WhatsApp alla fidanzata mostrava tutta la sua paura: "Sono in viale Certosa, se mi rapiscono sai dove sono, per quell'operazione che ti ho detto".

Rullo aveva provato a far credere alla compagna dell'amico che lui prima di sparire aveva distrutto il cellulare durante uno "sfogo" per la "presunta infedeltà di lei". Intanto, però, la moglie dell'informatico, intercettata e infuriata con lui, gli diceva: "Fai quello che vuoi, ammazza le persone, le congeli, le tagli, le bruci, le sciogli nell'acido". E lui alla madre diceva "ho sbagliato a comprarla", riferendosi alla motosega e chiedendole di andarla a cambiare. Quella mamma che ha detto di aver colpito lei "con un taglierino o un coltello" perché La Rosa minacciava la sua famiglia e di averlo messo lei nel bidone. Il figlio, invece, se non fosse stato fermato sarebbe fuggito, scrive il pm, dopo aver sciolto il cadavere.

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