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Sondaggi choc per Renzi: il Pd continua a scendere, sale Fi e M5s primo partito

Matteo Renzi

ROMA. Il Pd scende ancora. Il partito dell’ex premier Matteo Renzi - dicono gli ultimi sondaggi - è attorno al 25%. Quindi sotto il 25,4, la 'soglia Bersani' delle ultime politiche. Dato che non sfugge all’ex segretario: «Mi stupisco che facciano più notizia i sondaggi che i dati reali. Sono tre anni - infierisce - che il Pd è sotto la soglia 'Bersani', quella del 2013, che perde tutti gli appuntamenti elettorali amministrativi». La contestazione è affidata ad un renziano di provata fede: «I sondaggi a tre mesi dal voto sono un puro esercizio di stile. Mancano le coalizioni ed i candidati" critica il dem Andrea Marcucci.

Continuano a crescere invece i Liberi e Uguali di Pietro Grasso, ora attorno al 6,6%. Bersani si rallegra: «Per noi 6,7,8% è un ottimo punto di partenza, basti pensare che non abbiamo ancora neanche il simbolo....». Nel centrodestra, intanto, Forza Italia stacca la Lega di Matteo Salvini. Va ancora avanti M5s, che si conferma primo partito con il 29%.

Insomma, numeri choc per il segretario dem, che, rompendo gli indugi, aveva di fatto aperto la campagna elettorale, chiuso la partita delle alleanze, assicurato di avere già una coalizione competitiva in vista del voto, anche senza Alfano e Pisapia. Una speditezza che non piace alla minoranza interna dem.

Gianni Cuperlo e Cesare Damiano chiedono a Renzi la convocazione di una direzione, entro Natale, per approfondire il nodo delle alleanze. «Dopo l’uscita di scena di Giuliano Pisapia - avverte Damiano - il rischio di andare a sbattere c'è tutto». Anche Piero Fassino - scelto dal segretario dem come mediatore per ricostruire - non si rassegna e insiste per la collaborazione con l’area a sinistra del Pd. «Ci sono ancora le condizioni per riprendere il dialogo con Giuliano Pisapia», assicura l’ex Sindaco di Torino.

Ma è all’iter parlamentare della legge sullo ius soli che tanti affidano le ultime speranze per ricucire con il leader di Campo Progressista e con la sinistra in generale, in vista di un 'dopo voto'. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha stabilito che il dibattito sullo ius soli sarà l’ultimo appuntamento della legislatura, scelta che ha provocato la protesta di Liberi e Uguali e soprattutto la rottura, Fassino spera non definitiva, con Pisapia. Ma in tanti nel Pd, Cuperlo in testa, scommettono che la legge vedrà la luce: «Le condizioni per tagliare questo traguardo ci sono ancora: se mi viene chiesta una previsione - osserva il leader della minoranza interna - io sono pronto a dire che comunque entro la fine di questa legislatura la legge sullo Ius soli verrà approvata».

Una strada difficile che si potrebbe mettere tutta in discesa se Gentiloni decidesse di mettere la fiducia. Ma non sfugge che questo esporrebbe il governo al rischio di cadere. Uno scenario per molti osservatori assolutamente sgradito al Colle. Una crisi politica, in vista di un voto dall’esito quanto mai incerto, sarebbe un ulteriore elemento di instabilità.

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