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Fra necrologie e demagogie

«Pecunia non olet. Questo però non dovrebbe valere per tutto. Soprattutto se di mezzo c'è la mafia e il più importante organo di informazione regionale». Lo dice, in una nota, Carmelo Miceli, segretario provinciale del Pd di Palermo commentando il necrologio per il ricordo del boss mafioso Francesco Messina Denaro, padre della primula rossa di Castelvetrano, Matteo, pubblicato il 30 novembre dal Giornale di Sicilia. «Il denaro speso per ricordare la scomparsa di uno dei padrini della vecchia mafia - aggiunge - dovrebbe puzzare, fare ribrezzo, non essere accettato. E invece, come ogni anno, la pagina dei necrologi del Giornale di Sicilia ha ospitato il ricordo del boss mafioso Francesco Messina Denaro. Comprendiamo che il business dei necrologi è assai redditizio, proprio per questo dall’anno prossimo il Pd provinciale di Palermo pagherà al Giornale di Sicilia, se l’editore vorrà, la cifra che generalmente riceve dall’anonimo committente a condizione della mancata pubblicazione di quel necrologio».

 

Vogliamo rassicurare il segretario palermitano del Pd, evidentemente più attento nei suoi comunicati stampa alle necrologie sui giornali che non ai problemi del suo partito. Il Giornale di Sicilia ha una linea chiara e netta riguardo ai temi legati alla mafia e in generale alla criminalità. Una linea e una condotta di condanna assoluta e senza indugio, come traspare da tutti i servizi di cronaca in materia e dall’evidenza data alle inchieste e alle operazioni di polizia, spesso accompagnati da commenti ed editoriali che plaudono proprio ai successi dello Stato nella lotta contro il malaffare. Dimostrazione non ultima, in occasione della morte di Riina, la speciale prima pagina dedicata all’omaggio alle vittime delle atrocità del boss e dei suoi accoliti, piuttosto che alla scomparsa di quest’ultimo. Detto questo: 1) Non è assolutamente vero che il committente della necrologia in questione è anonimo. Ne conosciamo pienamente le generalità. Senza le quali nessuna necrologia potrebbe essere pubblicata. 2) Il testo della necrologia in questione non contiene nulla che possa essere ritenuto censurabile, se non il nome della persona ricordata e un generico e legittimo «i suoi cari». Avremmo dovuto non pubblicarla, perché? Forse i cimiteri non ospitano le salme dei defunti mafiosi? 3) Il costo esatto della necrologia in questione è di 134,81 euro. Miceli può dunque risparmiarsi per il prossimo anno questa «ingente» cifra: alle stesse condizioni di cui sopra, continueremo a ritenere pubblicabile questa necrologia. E continueremo nel contempo a condannare la mafia ogni giorno in ogni singola pagina di questo giornale.

La direzione

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