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La manovra supera la prima prova del Senato

ROMA. La manovra supera la prima prova del Senato, la più ostica dati i numeri sempre sul filo. La maggioranza ha tenuto, nonostante le tensioni e qualche rischio corso in commissione Bilancio, portando a casa un voto di fiducia tra le polemiche delle opposizioni che hanno bocciato una manovra piena di «mance elettorali».
Per il governo si tratta invece di una «fiducia per la crescita», come ha sottolineato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

E mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato a non sentirsi «appagati» dai risultati ottenuti finora perché ci sono ancora molti «squilibri creati dalla crisi che vanno affrontati e colmati», il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che oggi «l'economia italiana sta meglio» e che la prossima legislatura partirà da una base più solida per fare quello che bisogna fare» per arrivare a una crescita «a tassi significativamente più alti di quelli attuali». Una eredità positiva, insomma, per il governo che verrà e che si troverà comunque a dover rifare i conti con la Ue per verificare il rispetto delle regole ed evitare la richiesta di nuove correzioni o, peggio, di una procedura.
Dopo lo sforzo del Senato, che con poche risorse - e con i voti determinanti di Ala e di Campo progressista - ha comunque bloccato l’età pensionabile per 15 categorie di lavori gravosi, che non passerà a 67 anni dal 2019, introdotto un fondo per i risparmiatori travolti dalle crisi bancarie e avviata l'eliminazione del superticket per le categorie più deboli, ora la parola passa alla Camera. Lì si viaggia con numeri più confortevoli e l’intenzione è quella di riaprire diversi dei capitoli più importanti già affrontati a Palazzo Madama, dal bonus bebè alla web tax.

Il tratto caratteristico di questa manovra, l’ultima prima della fine della legislatura, secondo le opposizioni resta però quello delle «mance elettorali», date le numerose piccole e piccolissime misure introdotte in commissione e recepite in toto nel maxiemendamento, tranne alcune norme a sostegno delle vittime da amianto prive di coperture. Nella lunga maratona notturna qualche dettaglio in effetti è sfuggito, e alcune norme andranno corrette a Montecitorio. A partire dal bonus bebè che ha fatto fibrillare la maggioranza e che, nelle intenzioni, doveva essere reintrodotto tale e quale. Invece la lettura della nuova norma anche da parte dei tecnici del Senato disegna un bonus che diventa sì per sempre, quindi per tutti i nuovi nati in famiglie che rientrano nei parametri Isee, ma con un assegno che andrà corrisposto per il solo primo anno di vita del bimbo, non per i primi tre. Se l’intervento «dovrà essere aggiustato alla Camera lo sarà», ha assicurato il viceministro Morando, placando le ire di Ap, che alla fine ha votato la fiducia ma aspetta «vigile» le modifiche della Camera.

A Montecitorio un altro capitolo da riaprire sarà quello della web tax se non altro, come ha detto sempre Morando, per compensare le banche che dovranno fare da sostituto d’imposta ai giganti del web. Ma ci dovrebbe essere anche un nuovo round sulle pensioni, dato che manca all’appello la proroga dell’Ape social, pur presente nel documento di confronto tra governo e sindacati. Lo stesso vale per gli enti locali, dopo l’intesa raggiunta con Comuni e Province.

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