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Cinque minuti in più di pausa, Ikea licenzia lavoratore

BARI. Un lavoratore barese, padre di due bimbi piccoli, è stato licenziato da Ikea per essersi trattenuto in pausa cinque minuti più del tempo previsto. La notizia, che arriva il giorno dopo quella analoga del licenziamento nella sede di Milano di una mamma separata con due figli di cui uno disabile, è stata data dal sindacato Uiltucs che, in un comunicato, parla di "licenziamento illegittimo e vergognoso" e di un "provvedimento eccessivo e sproporzionato che ha portato l'uomo, tra l'altro monoreddito, ad essere cacciato dopo ben 11 anni di lavoro impeccabile".

"E' un clima molto pesante quello che si respira in Ikea ultimamente - dichiara Ivana Veronese, segretaria nazionale della Uiltucs, Unione italiana dei lavoratori dei settori turismo, commercio e servizi, che segue a livello nazionale le trattative con Ikea - e i licenziamenti sono la punta di un iceberg. Anche per questo motivo da una decina di giorni, insieme ai lavoratori dipendenti di Ikea Italia, abbiamo lanciato la campagna #CambiaIkea", che in una settimana ha raccolto 25mila firme web e cartacee.

"Il provvedimento verso Claudio (questo il nome del lavoratore licenziato, ndr) - spiega Giuseppe Zimmari, segretario generale della Uiltucs Puglia - è eccessivo e sproporzionato. L'azienda non ha poi avanzato tutte le contestazioni, appena avvenivano i presunti ritardi nel rientro in servizio dalla pausa, ma ha atteso di sommarle. Per questo per noi è un licenziamento senza dubbio illegittimo e sarà impugnato a livello legale. Daremo battaglia dal punto di vista sindacale, non ci fermeremo".

"Il rispetto dei valori ma anche la responsabilità di ciascuno". Sono due concetti che Ikea Italia usa per spiegare la decisione di licenziare la sua dipendente con una decisione "difficile quanto necessaria, nel rispetto dei propri valori e alla luce dei fatti avvenuti" pur riaffermando "il proprio modo di lavorare che sostiene e sviluppa le proprie risorse interne".

"Sulla base dei propri valori, del rispetto dovuto alla totalità dei propri collaboratori e della cura dei propri clienti, Ikea, pur avendo fatto il possibile per andare incontro alle richieste della lavoratrice, ha ritenuto non accettabili comportamenti che hanno compromesso la relazione di fiducia".

in una nota Ikea Italia ricorda che la signora Marica Ricutti negli anni ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità e "l'azienda si è sempre dimostrata disponibile a concordare le migliori soluzioni per contemperare le necessità della lavoratrice con le esigenze connesse al suo lavoro".

Negli ultimi 8 mesi "la signora Ricutti ha lavorato meno di 7 giorni al mese e, per circa la metà dei giorni lavorati, ha usufruito di cambi di turno e spostamenti di orario, concordati con i colleghi e con la direzione del negozio. Nell'ultimo periodo, in più occasioni, la lavoratrice per sua stessa ammissione si è autodeterminata l'orario di lavoro senza alcun preavviso né comunicazione di sorta, mettendo in gravi difficoltà i servizi dell'area che coordinava e il lavoro dei colleghi, creando disagi ai clienti e disservizi evidenti e non tollerabili" ricostruisce Ikea. "

Di fronte alla contestazione di tali episodi e alla richiesta di spiegazioni da parte dei suoi responsabili su questo comportamento, la signora Ricutti si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione". E' "alla luce di questa insostenibile situazione, che l'azienda è giunta alla decisione di interrompere il rapporto di lavoro".

Ikea "è da sempre un'azienda sensibile e rispettosa delle diversità. Questo atteggiamento è frutto della consapevolezza che le differenze di genere, orientamento sessuale, provenienza, età e anzianità aziendale sono elementi di sviluppo culturale individuale e collettivo. Grazie alla valorizzazione delle diversità e dell'inclusione, possiamo dire con orgoglio che oggi abbiamo il 58% dei collaboratori e il 44% dei responsabili rappresentato da donne. Per Ikea - conclude la nota - i propri collaboratori sono la risorsa più importante e questo è dimostrato dalla storia dei nostri 29 anni di presenza in Italia".

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