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Kim minaccia ancora gli Stati Uniti: "Possiamo colpirli ovunque"

Kim Jong-un, Corea del Nord

WASHINGTON. La Corea del Nord può vantare un nuovo missile balistico intercontinentale capace di «colpire tutto il territorio» americano, dalle Hawaii fino alla capitale Washington, montando una «testata nucleare ultra larga": la sfida agli Usa è pronta grazie all’innovativo Hwasong-15 lanciato nella notte e capace di «coprire 950 km e l’altitudine di 4.475 km» con i più rilevanti risultati mai raggiunti.  Il missile «è andato più in alto, francamente, più di ogni altro lancio finora fatto da loro», ha ammesso il capo del Pentagono Jim Mattis prima di una riunione alla Casa Bianca, a conferma dei progressi fatti da Pyongyang. «Uno sforzo di ricerca e sviluppo per continuare a costruire missili balistici che possono minacciare qualsiasi parte nel mondo», ha aggiunto.

L’annuncio del «successo storico», alla fine delle operazioni presenziate da Kim, è stato fatto dai media del Nord con «scheda tecnica» e ufficializzazione del livello di «Stato nucleare" raggiunto. Rompendo la tregua di 75 giorni, il vettore è partito dalle vicinanze di Pyongsong intorno alle 2:48 locali (19:18 di martedì in Italia) ed è caduto dopo un volo di 53 minuti a 250 km dalla costa nipponica, nella zona economica esclusiva. Secondo gli esperti, se lanciato con angolo standard e non ampio avrebbe raggiunto i 13.000 km, più della gittata ipotizzata per i due Hwasong-14 testati a luglio.

Il presidente Donald Trump ha assicurato che risponderà alla minaccia, mentre Corea del Sud e Giappone hanno ribadito il carattere «inaccettabile» dell’intemperanza del Nord spingendo per un’altra stretta delle sanzioni. Trump, con l’omologo sudcoreano Moon Jae-in e il premier nipponico Shinzo Abe, ha ribadito di stare accanto agli alleati e di voler aumentare la pressione sullo Stato eremita a poche ore dalla riunione di emergenza a New York del Consiglio di Sicurezza Onu. Il tycoon ha avuto un colloquio telefonico anche con il presidente cinese Xi Jinping. «La Cina deve usare tutte le leve a sua disposizione per convincere la Corea del Nord a porre fine alle provocazioni e a tornare sulla strada della denuclearizzazione», è stato il suo messaggio veicolato e riferito dalla Casa Bianca. La Cina è pronta a unirsi agli Stati Uniti per spingere verso una soluzione alla questione nucleare della penisola coreana con mezzi pacifici, ha ribattuto Xi, nel resoconto fatto dall’agenzia Nuova Cina, nell’immediatezza dell’incontro avuto a Pechino con l’ex presidente Barack Obama. «La denuclearizzazione della penisola è un obiettivo incrollabile di Pechino», ha aggiunto Xi.

«Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha annunciato che il Paese ha realizzato la grande e storica causa di divenire uno Stato nucleare», ha scandito col solito tono drammatico e partecipato Ri Chun-hee, volto popolarissimo della Kctv, in campo sempre per le grandi occasioni. La risposta al ritorno di Pyongyang dopo 9 anni nella lista nera degli Stati sponsor del terrorismo, deciso dagli Usa una settimana fa, pare essere che tra potenze nucleari un possibile negoziato, se matureranno le condizioni, non potrà che essere alla pari. «Come potenza nucleare responsabile faremo ogni passo per la stabilità nel mondo», ha aggiunto la Kcna.
A parte l’ipotesi dell’intelligence di Seul di un nuovo test nucleare e il naufragio delle aspettative sul lavoro diplomatico della Cina, restano sempre da chiarire le regole d’ingaggio. Il Center for strategic and international studies (Csis), think tank Usa, ha lamentato la mancanza di strategia dell’amministrazione Trump e la necessità di evitare "irritazione inutile» del Nord, come per la «lista nera». Se ci sarà dialogo - il segretario di Stato Rex Tillerson è stato molto conciliante - si potrebbero aprire prospettive utili. In caso contrario ci si avvicinerebbe al punto di non ritorno: Scott Seaman, capo del desk asiatico di Eurasia Group, ha portato al 20% le possibilità che possa scoppiare un conflitto sull'asse Pyongyang-Washington.

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