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Politica e giustizia, il declino dell’etica e le strane coincidenze

Non ci piace quello che (e come) sta succedendo. Né ci entusiasma giornalisticamente. La rincorsa alla conta, la scommessa su chi sarà il prossimo, lo sbeffeggiamento preconcetto, il bersaglio grosso, il giudizio sommario, lo stereotipo, la sbarazzina rinuncia alla sacralità del garantismo. Né ci piacciono le coincidenze. Casuali o meno che siano. Tantomeno le concatenazioni degli eventi. Volute o meno che siano. Su un’assemblea regionale che ancora neanche ha emesso il suo primo vagito si stanno addensando nubi che non ne lustreranno di certo l’immagine, né favoriranno l’avvio di un sereno e operoso cammino di legislatura.

Tanto più che le complesse trattative per il varo del governo si stanno progressivamente e pericolosamente attorcigliando con i futuri equilibri d’aula, in un meccanismo ad incastro che rischia di inceppare sul nascere l’avvio dei motori. Ma il gettone nel flipper delle polemiche su impresentabili e affini, inserito in campagna elettorale, sembra aver fatto scattare un pericoloso bonus a oltranza con l’entrata in gioco – a voto archiviato - delle Procure di mezza Sicilia.

Evasione fiscale, truffa, riciclaggio, peculato, corruzione elettorale: le indagini si stanno moltiplicando da una punta all’altra dell’Isola, toccando più o meno direttamente neodeputati, ex deputati trombati, candidati delusi dei vari schieramenti. In una sorta di sostanziale ecumenismo politico che se da un lato può smorzare il facile ricorso all’additamento moraleggiante dei guai delle altrui sponde (urge auto-cautela, le verginità etiche si stanno assottigliando sotto qualunque simbolo o acronimo partitico), dall’altro piazza ben acceso il megafono (con la m minuscola, precisiamo) davanti alla bocca di quel 53% che non ha votato, perché «tanto sono tutti uguali».

Inevitabile però porsi qualche interrogativo: quanto, ancora oggi come non poche altre volte, può reggere del tutto l’assioma che i tempi della politica e quelli della giustizia sono variabili assolutamente indipendenti fra di loro? E se così fosse – e noi vogliamo credere che lo sia – quanto invece si può evitare che questo assioma possa essere messo in dubbio dal fronte degli scettici? Siamo del tutto certi che non ci siano margini perchè si possano evitare facili e magari grossolane speculazioni in materia? È davvero catalogabile alla voce «normale amministrazione» che - nei soli 18 giorni seguiti al voto del 5 novembre – le cronache abbiano dovuto raccontare di indagini riconducibili a vario titolo a nove protagonisti di quella tornata elettorale?

È il sintomo evidente e inconfutabile di un’etica della politica che ormai è carta straccia o piuttosto si foraggia così il teorema della rincorsa all’evidenza mediatica, se non addirittura quello più estremo ed azzardato di un attacco concentrico? Ribadiamo, a vantaggio degli speculatori da punto e virgola: pensiamo che la classe politica siciliana faccia poco o nulla per evitare di incappare prima o poi nelle maglie della giustizia e crediamo che quest’ultima debba correttamente seguire il proprio corso, senza risparmiare nulla e nessuno. Se però si potessero evitare coincidenze e concatenazioni temporali, ne gioverebbe di certo la serenità del delicato lavoro della magistratura stessa. Oltre che quel poco di eticamente lindo che rimane della nostra declinante generazione politica.

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