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Europa League, avanti le italiane. Bonucci, che liscio!

MILANO.  Con il pieno di gol (5-1) il Milan mette al sicuro un posto ai sedicesimi di Europa League in rimonta, rimediando al pasticcio iniziale che rischiava di rendere imbarazzante la serata. Tutto sotto gli occhi di Kakà, ospite speciale corteggiato per un ruolo nella nuova società.

Complice il 2-2 fra Aek Atene e Rijeka, i rossoneri chiudono primi il girone D, l’ultimo turno che si terrà il 7 dicembre a Fiume, sarà una formalità e Vincenzo Montella può concentrarsi sulla rincorsa in campionato: da qui a gennaio è vietato sbagliare, e per questo sarebbe utile sbloccare chi come André Silva continua a brillare solo in coppa, e correggere i difetti comunque mostrati contro un avversario piuttosto modesto.

Da mani nei capelli è il gol del vantaggio di Monschein, che al 21' approfitta di una doppia topica di Bonucci (uscito a 10' dalla fine per un fastidio muscolare) e Donnarumma. Per fortuna di Montella, l’Austria Vienna è meno solido dell’Aek Atene, che tre settimane fa ha strappato lo 0-0 a San Siro. Soprattutto in difesa. Così a turno si trovano liberi di segnare senza troppi affanni Rodriguez (27'), André Silva (al 36') e Cutrone, che al 42' sfrutta uno dei numerosi cross di Borini.

Nella ripresa completano le doppiette personali André Silva, all’ottavo gol in questa Europa League, in attesa di rompere il digiuno in Serie A, e Cutrone, che conferma il proprio stato di grazia. Archiviata la prima promozione, il Milan attende notizie sull'altro esame europeo, il voluntary agreement, ben più complicato da superare. Un ennesimo colpo dopo i dubbi sulla proprietà cinese, sollevati dalla stampa anche internazionale.

«Se ne scrivono di tutti i colori. Come ha twittato il presidente Berlusconi, abbiamo una proprietà che fino ad adesso ha rispettato tutte le scadenze», taglia corto il ds milanista Mirabelli, esplicitando l’invito a Kakà: «E' rimasto nel cuore dei tifosi rossoneri, gente come lui avrà sempre una porta aperta nel Milan».

«Devo ancora decidere cosa fare da grande» ha spiegato dopo l'incontro con Fassone in mattinata il brasiliano, 35 anni, gli ultimi tre spesi a Orlando, dove potrebbe aver chiuso la carriera da calciatore, o forse no: «So di avere un’opportunità di stare vicino al Milan, è molto bello ma prima devo decidere se giocare o no, e se non gioco devo decidere cosa fare». Intanto si è goduto di nuovo l’abbraccio di San Siro. Anche senza l’atmosfera della Champions dei suoi tempi, si è emozionato per gli applausi e i cori dei neanche 18mila spettatori.

Missione compiuta anche per l'Atalanta che si è qualificata ai sedicesimi di finale dell’Europa League battendo 5-1 l’Everton in una partita della quinta giornata del girone E, giocata a Liverpool.

Al netto dei due o tre momenti di sofferenza abbastanza acuta, che nella seconda metà provoca la timida riapertura delle speranze del già condannato Everton. Ma nel gioco degli scontri diretti e della differenza reti, per sopravanzare il Lione in testa al Group E di Europa League a Reggio Emilia sarà sufficiente il pareggio.

Basta una vampata per chiudere i conti con una qualificazione comunque scontata anche alla vigilia: Cristante chiama la profondità a destra a Castagne, che quasi dal fondo gli restituisce palla con la complicità del velo di Petagna e del rinvio corto di Williams, su misura per il radente mancino a fil di primo palo del centrocampista scuola Milan in prestito dal Benfica. Ma l’Atalanta deve mangiarsi le mani dal dispetto per quanto si complica la vita, perché in avvio di ripresa Cristante sul lungolinea di Petagna fende la difesa, trovando il fallo di Williams e Gomez dagli 11 metri si fa ipnotizzare da Robles, con Freuler che si fa respingere la conclusione successiva in mischia.

Il forcing, però, è di quelli tosti: al 4' Gomez impegna nella presa a terra il guardiano di casa, due corrette di cronometro e sull'angolo dello stesso "Papu" prima Williams rischia l’autorete di testa, Kenny respinge sulla linea il tentativo di insaccata dell’autore del rompighiaccio e l'accorrente de Roon spedisce alto. Arriva l’archiviazione virtuale della pratica, con il trequartista tattico del 'Gasp' a indovinare l’incornata in torsione (18') spalle alla porta sul tiro dalla bandierina a rientrare dalla sinistra del leader argentino dei bergamaschi, che per una volta arrotonda l'estremità preferita. Non è finita, ma quasi: al 26' Rooney azzecca il lancio per Mirallas sulla destra, sul traversone basso arriva a rimorchio Ramirez che insacca il diagonale dopo un controllo rapido.

Al 33' Petagna riceve dal Papu ma il suo mancino è centrale e fiacco, intorno al quarantesimo i brividi residui: Baningime apre per Ramirez e Berisha alza in corner, poi Keane prende la traversa sull'ammollo di Rooney ma ci sono fuorigioco e fallo. Niente paura, nel finale l’Everton è sulle ginocchia: 41', solito corner di Gomez, Vlasic rinvia ma al volo Gosens fa il terzo da fuori con l’aiuto del palo, poi la doppietta di Cornelius che fa secco Feeney dentro l’area superando di destro Robles e quindi insacca di testa sulla fotocopia nel recupero del 2-1.

 

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