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Eletti o solo candidati: i 9 politici finiti nelle inchieste a 3 settimane dalle elezioni

PALERMO. A meno di tre settimane dalle elezioni sono già nove i politici eletti o che hanno sfiorato l’elezione e che sono poi finiti in inchieste se non anche agli arresti. In pratica c’è stato un indagato ogni due giorni.

Il primo a finire nei guai, tre giorni dopo le elezioni del 5 novembre, è stato il neo deputato dell’Udc messinese (dunque area del centrodestra a sostegno di Musumeci), Cateno De Luca: liberato dai domiciliari appena un paio di giorni fa ma ancora sotto accusa per evasione fiscale. Poco dopo è stato il palermitano Edy Tamajo, eletto nelle file del Pdr, quindi nelle liste del centrosinistra a sostegno di Micari, a finire sotto indagine per una storia di compravendita di voti.

E di pochi giorni fa è la notizia dell’indagine a carico di un altro neo eletto del centrodestra, il forzista palermitano Riccardo Savona, che avrebbe commesso una truffa immobiliare. Savona era negli stessi giorni uno dei papabili assessori: Forza Italia sembrava pronta a indicarlo a Musumeci, anche se non c’è mai stata una conferma alle indiscrezioni.

È stato solo sfiorato da un’inchiesta sulla formazione professionale il leghista palermitano Tony Rizzotto, neo eletto, e in passato presidente di un ente che gestiva corsi e su cui stanno indagando i magistrati anche sulla base di una serie di ispezioni negative da parte della Regione. Anche il più votato, Luca Sammartino (Pd) è stato sfiorato da un’indagine su presunte falsificazioni del voto di alcuni anziani in una casa di riposo etnea.

Genovese junior è quindi il sesto neo deputato finito nei guai: nella prima seduta dell’Ars, prevista per l’11 dicembre, dovrebbe ricoprire l’incarico di segretario. Il regolamento interno prevede infatti che la seduta venga presieduta dal deputato più anziano che avrà al suo fianco i due più giovani (fra cui, appunto, Genovese che ha appena 21 anni). Ma nel lungo elenco di deputati o aspiranti tali finiti già nei guai ci sono anche tre candidati che hanno fallito l’elezione e che ora sono sotto indagine. Il primo è stato il grillino agrigentino Fabrizio La Gaipa, sotto indagine per aver dato, secondo l’accusa, buste paga fittizie ai propri dipendenti. E di due giorni fa è la notizia che un candidato nelle liste di Forza Italia ad Acireale, Antonio Castro, è sotto indagine per una presunta compravendita di voti. Infine, a Siracusa è ancora sotto indagine il candidato non eletto dell’Udc, Gianbattista Coltraro, notaio a cui è stato tolto il sigillo.

Per Giancarlo Cancelleri tanto basta per ricordare che i grillini avevano segnalato il caso di Genovese e tanti altri a Nello Musumeci chiedendogli di non mettere in lista i cosiddetti impresentabili. Anche un candidato grillino è sotto indagine ma Cancelleri fa notare che «quando avviene una roba del genere il Movimento 5 Stelle mette alla porta le persone. Noi non siamo immuni ma possiamo uscirne bene».
Ironico Claudio Fava, candidato della sinistra alla presidenza della Regione e componente della commissione nazionale Antimafia: «Le colpe dei padri forse non ricadono sui figli ma ma i conti correnti e le proprietà immobiliari si».

Sia Cancelleri che Fava avevano consegnato alla commissione Antimafia, alla vigilia delle elezione, un elenco con 17 nomi di candidati che secondo le loro informazioni risultavano sotto indagine o almeno «chiacchierati». La commissione presieduta da Rosy Bindi, aveva rinviato a dopo le elezioni la pubblicazione della verifica fatta su questo elenco. Nel frattempo sei dei 17 nomi resi pubblici da Fava e Cancelleri sono stati eletti.

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