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Giornate dell'Economia del Mezzogiorno, lavorano 4 siciliani su 10

PALERMO. L’edilizia è il macigno, mentre il motore della lenta ripresa dell’economia siciliana va a... petrolio. A lavorare effettivamente, tra i cittadini in età da lavoro, sono quattro siciliani su dieci: esattamente il 40,5%, a fronte del 44% prima della crisi. Gli occupati sono in totale 1 milione e 330 mila su 5 milioni e 70 mila abitanti. Aumentano i consumi e i redditi delle famiglie, ma la paura non è passata: gran parte della liquidità resta sui conti correnti. Avanti piano: l’economia siciliana cresce, e stavolta lo fa nella maggior parte dei settori. Nel 2016 a fare da traino era stato l’agroalimentare.

L’andamento dei primi nove mesi dell’anno, studiato con un'indagine a campione su 260 aziende dell'Isola, è stato al centro, oggi pomeriggio, nella sede della Banca d’Italia, di via Cavour, a Palermo, dell’Aggiornamento congiunturale pubblicato dalla banca centrale a corredo della pubblicazione annuale sulle Economie regionali. Lo studio, come da tradizione, è stato presentato in seno al calendario della X edizione delle Giornate dell'Economia del Mezzogiorno, dal titolo I frutti avvelenati della globalizzazione. L'intero documento è da oggi scaricabile dal sito di Bankitalia.

All'incontro hanno partecipato Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella, Pietro Raffa, direttore della Banca d'Italia sede di Palermo, con gli interventi di Giuseppe Ciaccio e Antonio Lo Nardo (Banca d'Italia, sede di Palermo), del docente universitario Giorgio Fazio (Università degli Studi di Palermo), di Marco Imperato di Mosaicoon SpA.

Pietro Busetta ha insistito sul “primato da dare senza indugio all'economia sulla politica in questa fase cruciale e delicata per la Sicilia e l'intero Mezzogiorno. Occorre fissare obiettivi raggiungibili, da individuare e, perché no, imporre. Questo è il lavoro da fare come classe dirigente. Abbiamo voce, se vogliamo. La politica e in prima istanza il nuovo governo regionale – ha concluso Busetta – ci dicano dove e quanto vogliono investire. Ricordando che i fondi strutturali, da soli, non bastano e sono utili alla 2manutenzione' del sistema più che alla crescita reale”.

Anche il direttore della Banca d’Italia Pietro Raffa ha insistito sulla necessità di nuovi investimenti e opportunità: “L’idea – ha detto - è che non si debba andare a cercare ulteriori interventi di carattere straordinario, bensì occorra mettere in grado il Sud di rendere efficienti ed efficaci le misure di carattere generale, dagli sgravi fiscali alle politiche di incentivazione dell'occupazione, che valgono  a livello nazionale e che da noi per la debolezza del sistema economico non hanno funzionato pienamente. I primi nove mesi del 2017 – ha rassicurato comunque Raffa – sono trascorsi nel segno delle novità positive rispetto al 2016. La ripresa avviata nel 2015 è oggi più diffusa e consistente secondo i dati del sondaggio su un campione di 260 imprese siciliane con almeno 20 addetti nei settori di industria e servizi. Fa eccezione, ancora e purtroppo, il settore edile, la cui congiuntura resta sfavorevole malgrado una ulteriore crescita delle compravendite immobiliari. A sostenere la crescita anche gli indicatori della produzione industriale che volgono al bello, “ma con prudenza  - ha aggiunto Raffa -.  A fine 2015 il nostro Pil era ben lontano, meno 12 punti percentuali,  dai livelli pre crisi del 2008. Alla fine del 2016 il gap era ridotto a soli 7 punti”.

Export in crescita. Altro dato positivo, ha illustrato Rappa l’export: “L’ultimo quadriennio era stato deludente con performance sui mercati esteri abbastanza negative se raffrontate alla domanda crescente sui mercati esteri. Il 2017 segna un momento di svolta: le esportazioni crescono soprattutto grazie al traino dei combustibili, ma pure – ed è questa la vera novità - per gli altri settori.  Crescono anche gli investimenti, che avevano interrotto il trend negativo  già nel 2016. Una ulteriore espansione dovuta al basso costo del denaro e ai finanziamenti sostenuti. Il dato sul credito resta però negativo – ha lamentato Raffa – poiché pesa il dato negativo dell’edilizia. L’occupazione registra un lieve incremento che intacca di poco la perdita accumulata negli ultimi anni, se pensiamo che dal 2007 sono andati persi 700 mila posti di lavoro. L’incremento degli occupati è più vivo fra i dipendenti e le donne. L’occupazione maschile, invece, diminuisce. Per le famiglie il 2017 conferma il clima di fiducia che ha fatto capolino nel 2016. Il credito alle famiglie aumenta, più nella componente dei consumi rispetto ai mutui: i finanziamenti immobiliari crescono ancora ma con meno vivacità rispetto al triennio precedente. Credito alle famiglie e alle imprese complessivamente in crescita dello 0,8: dato lieve ma positivo”.

Prestiti, le banche respirano. I siciliani pagano... meglio e più puntualmente prestiti e mutui. Il dato di deterioramento dei crediti scende attestandosi al 4%, dato prossimo a quello pre crisi. Ma lo stock di partite deteriorate resta comunque sopra i livelli di guardia, si legge ancora nell'Aggiornamento congiunturale.

Imprese, il fardello dell’edilizia. Ad entrare nel merito della situazione delle imprese siciliane, è stato Antonio Lo Nardo del settore Analisi e ricerca di Bankitalia: “Nel resto del mondo – ha detto - la crescita si sta consolidando. Anche Brasile e Russia escono dalla recessione e Cina e India marciano attorno al +7%. Bene anche l’area Euro, con un quadro inflazionistico che resta però debole. In Italia la ripresa è iniziata a fine 2014, gli ultimi dati sono sempre più positivi soprattutto nei servizi e nel settore industriale in senso stretto. Nel 2016 il Pil al Centro Nord e al Sud era aumentato dello 0,9%: un 'pareggio' sostanziale che lascia però aperta la questione strutturale del Mezzogiorno il cui Pil restava al di sotto dell’11% rispetto ai livelli pre crisi, mentre il gap del Centro Nord era stato arginato al 6%. Il settore delle costruzioni – ha confermato Lo Nardo - soffre in tutto il Sud, riverberando la propria crisi anche sui dati dell’erogazione del credito”.

E la Sicilia? “Nel 2017 –  ha spiegato Lo Nardo - i segnali di ripresa limitati l’anno prima soprattutto all’agroalimentare si stanno estendendo a un numero sempre maggiore di comparti. In particolare nella industria manifatturiera e nel terziario. Le imprese intervistate hanno registrato un aumento del fatturato e degli ordinativi nel manifatturiero, con gli investimenti in moderata crescita. L’export petrolifero registra un incremento del 30,3%  grazie soprattutto ai combustibili, sostenuto dall’irrobustimento del prezzo del petrolio. Il non oil aumenta del 15%. Nota dolente, appunto, l’edilizia, sia per gli occupati che per le ore lavorate. I livelli produttivi sono inferiori rispetto all’anno prima. L’aumento delle compravendite non ha ancora riflessi positivi perché la maggior parte riguarda cessioni di immobili esistenti e sfoltimento degli stock invenduti”.

Prestiti al bivio. “I prestiti bancari – ha concluso Lo Nardo - sono in calo per le imprese proprio per la crisi dell’edilizia mentre nel manifatturiero il calo è lieve e nell’agroalimentare accelera sensibilmente”.

Ossigeno e prudenza per le famiglie. Giuseppe Ciaccio ha invece illustrato la situazione di famiglie e livelli occupazionali. “Il mercato del lavoro – ha spiegato - vive una congiuntura positiva in agricoltura, industria, ma molto negativa nel settore delle costruzioni. In aumento il settore dei servizi, con in prima linea ristoranti e alberghi. Il numero complessivo degli occupati aumenta dello 0,3%. Dal 2015, quando l’occupazione salì del 2,3%, il trend resta positivo. Nel 2008 il tasso di occupazione, cioè le persone in età da lavoro che realmente lavorano, era del 44%, oggi recupera posizioni fino al 40,5%. Il tasso di disoccupazione non scende per il numero crescente di partecipanti al mercato del lavoro. Le condizioni delle famiglie migliorano sotto il profilo dei consumi e dei redditi, indicatori che già nel 2015 sono tornati in campo positivo. Gli acquisti di auto, per esempio, aumentano dell’1,2%, le compravendite immobiliari crescono ancora ma i prezzi restano bassi. Il miglioramento delle condizioni delle famiglie spinge il credito: +3,8% alle famiglie, un dato che tampona l’emergenza credito alle imprese per effetto della crisi delle costruzioni. Il totale di crescita si attesta allo 0,8%. Il costo dei mutui – ha aggiunto Ciaccio - resta fermo al 2,5% con una piccola crescita dei mutui a tasso fisso, il che li rende lievemente più cari. Cresce anche tra le famiglie la capacità di pagamento, con una riduzione delle azioni legali da parte delle banche e dei crediti deteriorati, depositi bancari si attestano a 47,5 miliardi, i titoli a 20,9 miliardi: il momento è positivo – conclude – ma molta liquidità è tenuta dalle famiglie sui conti correnti”.

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