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Polizia Postale, falso il richiamo su passata Mutti

PARMA - "Sta girando su #WhatsApp un falso comunicato del Ministero della Salute in cui viene segnalato un presunto richiamo dal mercato di un lotto di passata Mutti a causa della presenza di tracce di arsenico, in vendita nei supermercati #Conad. Questa notizia, assolutamente falsa che sta creando allarmismo tra i consumatori, è stata smentita sia dal Ministero della Salute che dalla stessa #Mutti SpA". E' il messaggio pubblicato sul sito della Polizia Postale dal titolo 'Attenzione Bufala sul Web - Falso richiamo passata Mutti', che invita "tutti coloro che dovessero ricevere questo messaggio di non condividerlo ma di cestinarlo". Sulla vicenda procede la Polizia Postale di Bologna, dopo la denuncia dell'azienda presentata alla sezione di Parma, nella cui provincia ha sede la Mutti.

La Mutti, spiega la Postale in una nota, è stata contattata da numerosi consumatori allarmati dalla notizia, subito rassicurati "sulla non veridicità di quanto diffuso, sia relativamente alla nocività del prodotto nonchè alle informazioni riportate nel documento". Anche il ministero della Salute ha subito smentito e l'azienda ha fatto denuncia. "Le fake news, e questa ne è un esempio - scrive la Polizia - hanno lo scopo di stimolare l'attenzione dei lettori su argomenti che destano curiosità; in realtà hanno la finalità di diffondere informazioni distorte o completamente false. Nel 'caso Mutti' la notizia della presenza di arsenico in un lotto di produzione potrebbe determinare un grave danno economico oltre ad un danno all'immagine dell'azienda. Ed ecco, pertanto, che la combinazione tra la struttura dei social network e una limitata capacità di attenzione determina la diffusione virale di una notizia, benché falsa. Diventa fondamentale, quindi, fornire soprattutto ai più giovani degli strumenti per riconoscere le notizie false da quelle vere, valutando ciò che viene proposto, in particolare sui social network, con spirito critico e attento, unica difesa contro le manipolazioni del 'cattivo giornalismo'. In questo caso la diffusione è avvenuta principalmente su whatsapp, e gli investigatori dovranno ricostruire il percorso del falso documento tra i diversi utenti, un'operazione complessa perché le conversazioni sul social non lasciano tracce e una volta cancellate da uno smartphone sono difficilmente recuperabili.

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