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Cibo: Mercuri,rischio etichette a semaforo in Paesi extra-Ue

"L'agroalimentare italiano non può in alcun modo essere penalizzato dalle insidie contenute nei sistemi di etichettatura nutrizionali a colore, già utilizzati in Regno Unito e in Francia e che risultano attualmente allo studio persino in alcuni Paesi Terzi, quali l'Arabia Saudita". Lo ha detto Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, impegnato in questi giorni in una missione organizzata dal commissario all'Agricoltura Ue Phil Hogan in Iran e Arabia Saudita, finalizzata proprio ad aprire maggiori sbocchi di mercato per i prodotti europei.

"Il mondo - ha aggiunto - ha sempre più fame di cibo italiano di qualità e il nostro comune impegno deve essere di aumentare la quota di export dei nostri prodotti di eccellenza, che non possono rischiare di essere bocciati o danneggiati da sistemi nutrizionali discutibili e fuorvianti".

L'Alleanza, insieme alle altre due sigle che componevano la delegazione italiana, Federalimentare e Assocarni, ha colto l'occasione di questo viaggio in Medio Oriente per rappresentare ad Hogan la necessità che di fronte al problema delle etichettature a semafori, la Commissione possa esprimersi con una posizione netta di tutta l'Europa.

"In Arabia Saudita - spiega Mercuri - ho potuto toccare con mano il desiderio dei consumatori di accostarsi ad un più ampio paniere di prodotti Made In Italy. Alcune delle nostre cooperative commercializzano, pur se in quantitativi limitati, formaggi, salse e passate di pomodoro e frutta fresca, in particolare mele, pere, uva da tavola e kiwi. Considerato che la produzione locale sarà sempre più insufficiente nel prossimo futuro a soddisfare la richiesta di cibi freschi e salutari, riteniamo che esistano spazi interessanti anche per altri prodotti ortofrutticoli italiani, specie quelli che dopo la chiusura dell'embargo russo hanno incontrato grandi difficoltà nel posizionarsi in altri mercati. Va inoltre considerato che i consumatori sauditi, il cui Pil pro-capite è di quasi 50.000 euro, appaiono particolarmente interessati a produzioni di qualità, anche di nicchia, e con certificazione biologica". (ANSA).

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