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Fornacelle, Bolgheri vince anche coi bianchi, annata Ok

ROMA - A volte la giusta distanza aiuta a percepire il tesoro che si ha in casa. Da studentessa Silvia Menicagli è partita per la Svizzera credendo di essere astemia, ed è stata una famiglia di enoappassionati elvetici a farle percepire l'alto valore dei vini toscani e delle radici agricole. Una spinta a tornare a Bolgheri, dove insieme al marito Stefano Billi, proprietario dell'azienda Fornacelle, ha trovato la propria strada nel mondo di Bacco. Oggi, racconta in un incontro stampa a Roma, il vino è diventato la vita, e col marito conducono una azienda di 15 ettari, di cui 9 a vigneto, dove vengono coltivati vitigni internazionali quali Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, per un totale di 50mila bottiglie, dato in aumento anche in vista dell'inaugurazione della nuova cantina.

"Nell'anfiteatro bolgherese il vento di mare da' una maturazione lenta al Cabernet e si è dimostrato ideale per uve bordolesi. Noi cercavamo - sottolinea - un bianco un po' strutturato, richiesto dai ristoranti della Versilia per accompagnare zuppe e cacciucco, e abbiamo scelto il sémillon, piantato nel 2002. Il Fornacelle Bianco si distingue così per i profumi francesi, di grafite, e queste uve sono ora previste anche nel disciplinare del Vermentino. Il mercato dei bianchi è esploso con la lunga stagione di mare, mentre in cantina il 2017 registra un calo delle rese tra il 20% e il 30% ma in degustazione sembra una bella annata, calda ma con appena mezzo grado in più. L'impianto a goccia utilizzabile fino all'invaiatura secondo disciplinare ci ha salvato la vendemmia".

Viticoltori da generazioni, prima come mezzadri dei Conti della Gherardesca, e poi apripista nel piantare nel 1995 uve bordolesi. "La nostra storia ci racconta, siamo agricoltori da generazioni, dal bisnonno Giulio che lavorava questi vigneti nell'800. La nostra famiglia proviene da questo mondo, da una cultura contadina, che conosce i ritmi della terra, i cicli stagionali della natura e sa, che non si possono addomesticare" dice Stefano Billi. «I nostri sono vini territoriali, noi effettuiamo personalmente l'attento lavoro in vigna. Ricerchiamo una minor produttività a favore di una qualità sempre migliore».

Ci spiega Silvia Menicagli. In cantina prosegue questo lavoro paziente: per ogni tipologia di vino si utilizza il metodo di vinificazione e di invecchiamento più appropriato, con vari tipi di tini (acciaio e cemento) e di barriques di rovere francese selezionate. Alcuni vini vengono prodotti soltanto nelle annate eccellenti. - conclude la Menicagli- Vogliamo creare vini di territorio che riflettano il carattere del nostro lavoro, identificandoci come azienda. Noi viviamo e lavoriamo in azienda. Vita e vite sono tutt'uno».

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