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Tregua armata nel Centrodestra, le elezioni richiedono l'unità ma resta il nodo leadership

ROMA. "Costretti" a stare insieme in nome della vittoria e di una legge elettorale che non permette alternative. Per Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini lo schema è semplice: rimettere insieme i 'pezzi' della coalizione perché sondaggi alla mano, sia in Sicilia che a livello nazionale, solo il centrodestra compatto è sinonimo di vittoria.

I tre leader lo hanno capito e con questo spirito hanno siglato il cosiddetto "patto dell'arancino" l'altra sera a Catania. Poco importa se le differenze restano, così come le ambizioni personali. La fotografia che li ritraeva insieme dopo tanto tempo aveva un unico obiettivo: far capire agli elettori siciliani - è il ragionamento che si fa in FI - che di fronte ad un Pd allo sbando e all'inadeguatezza del M5S, l'unica alternativa credibile è il centrodestra.

La vittoria ad un passo della presidenza della regione siciliana e la possibilità di fare il bis con le elezioni politiche obbliga FI, Lega e Fratelli d'Italia ad arrivare ad un punto di mediazione. Un nuovo incontro tra i tre leader, anche se non ancora fissato, sarebbe in programma già nei prossimi giorni per proseguire nel riavvicinamento.

Già, perché se è vero che il Rosatellum impone di correre insieme, i nodi da sciogliere sono diversi e non poco importanti: innanzitutto quello della leadership al quale nessuno intende rinunciare. Berlusconi non è disposto a cedere terreno convinto che con la sua presenza in campo Forza Italia risalirà la china dei sondaggi ("Andremo oltre il 20% e saremo il primo partito", continua a ripetere in privato ai suoi). Una previsione che non vede d'accordo il segretario del Carroccio Matteo Salvini che ormai da tempo non fa mistero di correre per la guida del centrodestra. Un'ambizione a cui non rinuncia nemmeno Giorgia Meloni.

Divergenze che non mancano anche sul programma che a detta del Cavaliere è "pronto al 95%", notizia subito smentita dal leader della Lega. Ma se è vero che al di là delle prese di posizione dei leader, gli sherpa dei tre partiti sono da tempo in contatto per capire come organizzare le candidature nei collegi, la strada di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia potrebbe tornare a dividersi dopo il voto. Il tema per il momento viene tenuto sotto traccia ma è evidente che rischia di essere uno degli argomenti divisivi. Il Cavaliere chiude all'idea di un governo di larghe intese ma, di fronte all'ipotesi di stallo o all'idea di un esecutivo pentastellato, sono in molti tra gli azzurri a ritenere la grande coalizione come l'unica opzione possibile.

Di tutt'altro avviso invece Salvini che ha sempre escluso governi con il Partito Democratico. Il ragionamento cambia di fronte all'ipotesi di un'intesa con l'M5s. Nulla di concreto, ma il leader del Carroccio non ha mai effettivamente chiuso all'ipotesi di una collaborazione. Nonostante la presa di distanza dei pentastellati.

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