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«Guida ai misteri e ai piaceri di Palermo» da domani in allegato col Giornale di Sicilia

PALERMO. Il vino buono alla fine, come nell’episodio evangelico delle nozze di Cana. Sì, perché cala il sipario sulla seconda recente iniziativa di collaborazione tra il Giornale di Sicilia e Dario Flaccovio editore e il quarto e ultimo volume della serie, in edicola a partire da domani, è un libro cult, apparso in prima edizione nel 1973, per i tipi Sugarco, bestseller oltre quarant’anni fa, lentamente scivolato nel dimenticatoio, introvabile nelle bancarelle più polverose e fornite, e quindi rilanciato qualche anno fa proprio dalla casa editrice palermitana: «Guida ai misteri e ai piaceri di Palermo» del formidabile giornalista d’inchiesta e scrittore Pietro Zullino, scomparso nel 2012, all’età di settantacinque anni.

Fu lui, che dirigeva il periodico «Epoca», a far diventare un caso nazionale il «gran rifiuto» di Franca Viola, la ragazza siciliana che disse no al «matrimonio riparatore» e fece condannare il violentatore. Nelle precedenti tre settimane l’iniziativa ha avuto successo, con un ottimo riscontro in edicola per l’abbinamento fra il quotidiano e un libro di Dario Flaccovio editore.

Ed è facile prevedere che anche stavolta le cose andranno così, tanto più che il libro di Zullino – sarà possibile comperarlo per 8,50 euro, oltre al prezzo del Giornale di Sicilia, 1,30 euro – pur fermo agli anni Settanta, non può lasciare indifferenti, per la portata politica e profetica delle sue pagine. Nella nuova edizione il volume contiene la prefazione della storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro e la presentazione di Amedeo Lanucara, per il resto è conforme al testo delle origini.

L’incipit è fulminante: «Cos’è Palermo? Aperto il sipario si vede un sordido, grigio, indistinto sfasciume edilizio, residuato di altre età. Blocchi di costruzioni nuove lo rendono ancora più grigio. È il ventre di quella che fu chiamata la «città felice»: ormai sfatto, inutile, quasi disabitato. Ad ogni passo macerie di bombardamenti non ancora rimosse, fetidi cortili, degradata miseria».

Un assunto del testo è che la «grandeur» palermitana sia il residuo storico di un battito di ciglia nello scorrere della Storia, ovvero quando Federico II si fece incoronare sacro romano imperatore, trasformando la capitale dell’Iso - la, per trent’anni, nel centro del mondo politico. Assunto a parte, Zullino s’addentra nell’anima della città, più sui suoi insondabili problemi che sui piaceri. Ne sonda luoghi celebri, vicende storiche e mitico-letterarie (i Beati Paoli, of course, ma anche il passaggio di Goethe, le scorribande del bandito Giuliano e la sua fine), i gangli dell’Inquisizione e quelli della Regione, il malaffare mafioso e sui misteri dell’Isola, in particolare la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, a cui è dedicato il penultimo capitolo. Prefigurando, con grande anticipo sui tempi, le vili collusioni tra pezzi della politica e la criminalità organizzata.

 

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