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Processo Fragalà, la figlia in aula: lo chiamavano "l'avvocato sbirro"

PALERMO. “Andai a trovare in carcere una persona che era assistita da mio padre. Si trattava di Onofrio Prestigiacomo. Appena entrai in sala colloqui, mi disse che a mio padre lo chiamavano l'avvocato sbirro, che lo avevano consigliato di cambiare legale perché mio padre lo avrebbe spinto a parlare. Poi Prestigiacomo venne condannato e decise di collaborare con la giustizia".

A parlare è Marzia Fragalà, la figlia dell'avvocato Enzo Fragalà, morto sette anni fa dopo un'aggressione per la quale sono finiti sotto processo Francesco Arcuri, Antonino Siragusa, Salvatore Ingrassia, Antonino Abbate, Paolo Cocco e Francesco Castronovo. La deposizione, chiesta dai pm, è durata pochi minuti. Le dichiarazioni della figlia della vittima, infatti, sono state acquisite. “Nei giorni precedenti all’aggressione – ha spiegato - non ho notato nulla di strano. Era un momento felice della nostra vita e papà non sembrava preoccupato ".

Stamattina, davanti alla corte d’assise, è stata sentita anche l’avvocatessa Loredana Lo Cascio, che lavora nello studio Fragalà. Lo Cascio ha ricordato che qualche giorno prima di essere aggredito, il 19 febbraio 2010, l'avvocato aveva letto in aula, durante una udienza di un processo contro due suoi clienti, una lettera scritta da Antonia Sansone, moglie del capomafia di Pagliarelli Antonino Rotolo.

Fragalà era infatti impegnato nella difesa di Vincenzo Marchese e Salvatore Fiumefreddo, sotto processo con l'accusa di avere fatto da prestanome al capomafia di Pagliarelli, Nino Rotolo. Fragalà aveva prodotto in udienza la lettera con cui la moglie di Rotolo si scusava con Marchese per i guai giudiziari che gli aveva provocato il marito. Questo avrebbe potuto causare, secondo l’accusa, la reazione mafiosa.

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