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Adesivi di Anna Frank per insultare i romanisti, bufera sui tifosi laziali

L'adesivo di Anna Frank vestita da romanista

ROMA. Adesivi con l’immagine di Anna Frank con la maglia della Roma e scritte antisemite di ogni tipo: nella Curva Sud dello stadio Olimpico va in scena durante Lazio-Cagliari di ieri sera l’ennesima vergogna del calcio della capitale, ad opera di un gruppo di ultrà paradossalmente già squalificati per razzismo. Il lascito sconcertante dei tifosi biancocelesti a quelli romanisti (abituali frequentatori di questo settore dell’impianto) scatena subito reazioni durissime.

La polizia parla di «una decina di adesivi», che sono stati rimossi dagli addetti alle pulizie dello stadio, anche perché l'Olimpico serve subito in quanto mercoledì si gioca Roma-Crotone: ma intanto, mentre la Lazio condanna l’accaduto e sottolinea che si tratta di «pochi sconsiderati» - e domani guidata dal presidente Claudio Lotito una delegazione del club andrà alla Sinagoga - la vicenda fa il giro del web. Per la verità, non si tratta di una novità assoluta sul fronte dello squallore ('stickers' con l’immagine di Anna Frank in maglia giallorossa erano già comparsi nel 2013 attaccati su muri e cartelli stradali del Rione romano Monti, accompagnati dalla scritta 'Romanisti Ebreì).

Le reazioni ai fatti extracampo di Lazio-Cagliari sono indignate su ogni fronte, dal presidente della Figc Carlo Tavecchio (''un atteggiamento inqualificabile che offende una comunità e tutto il nostro Paese), al sindaco Virginia Raggi ("questo non è calcio, questo non è sport"), al presidente della Regione Nicola Zingaretti che, ironia della sorte, oggi si trovava in visita al campo di sterminio di Treblinka, con 120 professori di Roma e del Lazio e per questo si dice «ancor più indignato».

Il ministro dello Sport Luca Lotti parla di «fatto gravissimo» ma si dice certo che «i colpevoli saranno presto individuati e condannati». Di necessità di repressione parla il deputato Pd Walter Verini, della commissione Giustizia della Camera, mentre l’intervento «delle autorità» è auspicato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e da quella romana, tramite le rispettive presidenti Noemi Di Segni e Ruth Dureghello. Quest’ultima si augura anche che, una volta per tutte, l’antisemitismo rimanga fuori dagli stadi. Magari per far cessare, a Roma, la triste saga cominciata in un derby del 1998 quando gli ultrà laziali esposero uno striscione con riferimenti ad Auschwitz e i forni crematori.

Intanto i romanisti commentano l’accaduto sui social e i laziali gridano al complotto ad opera dei rivali e se la prendono anche con i giornalisti ("siete il nostro male"). Di sicuro c'è che la Procura della Figc sta valutando i fatti e già da domani il procuratore Giuseppe Pecoraro aprirà un’inchiesta. L'ennesima su certi tristi fenomeni, viene da dire, visto che analoga procedura era stata seguita dall’Uefa pochi giorni fa, dopo gli ululati di alcuni romanisti a Stamford Bridge nei confronti di Tiemouè Bakayoko, centrocampista di colore del Chelsea.

Ora viene da pensare se ci sia la possibilità di una reazione visto che, a differenza di quanto avviene in occasione dei match della Lazio, quando la Sud rimane chiusa per mancanza di pubblico, quando gioca la Roma la Nord viene aperta e quindi a qualcuno potrebbe venire voglia di replicare e cercare a sua volta di 'colpirè i rivali. Se si pensa che a Roma anche in serie D ci sono stati club multati per ululati e versi di scimmia, viene da pensare che la strada da percorrere per arrivare a forme di tifo pienamente civili sia ancora lunga.

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