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Cartier-Bresson, 'mi sento palermitano'

(ANSA) - PALERMO, 20 OTT - "Anche io sono siciliano, perche conta dove si viene concepiti, non dove si nasce, e io lo fui a Palermo, durante un viaggio dei mie genitori". Lo raccontava Henri Cartier-Bresson a Ferdinando Scianna quando si incontrarono alla agenzia Magnum. Un episodio raccontato da Denis Curti, che ha curato insieme a Andrea Holzherr, la mostra sul grande fotografo francese che apre i battenti al pubblico il 21 ottobre alla Galleria d'Arte Moderna di Palermo.
    "Questa esposizione di alto profilo artistico e di dimensione internazionale - ha detto, durante la presentazione il sindaco Leoluca Orlando - conferma come Palermo abbia lasciato alle spalle il tempo in cui era off line. Oggi la città è sempre più connessa con il mondo grazie a Google e ad Alì, simboli della modernità tecnologica e della cultura dell'accoglienza".
    Fino al 25 febbraio sarà possibile ammirare 140 scatti nella mostra promossa dall'assessorato alla Cultura del Comune di Palermo e organizzata da Civita in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi. Per Cartier-Bresson la tecnica rappresenta solo un mezzo che non deve prevaricare e sconvolgere l'esperienza iniziale, reale momento in cui si decide il significato e la qualità di un'opera. Non torna mai ad inquadrare le sue fotografie, non opera alcuna scelta, le accetta o le scarta. Lo scatto è per lui il passaggio dall'immaginario al reale. "Fotografare - diceva - è riconoscere un fatto nello stesso attimo ed in una frazione di secondo e organizzare con rigore le forme percepite visivamente che esprimono questo fatto e lo significano. È mettere sulla stessa linea di mira la mente, lo sguardo e il cuore". Nel 1947 fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa agenzia Magnum Photos. "Insomma Cartier-Bresson è un fotografo destinato a restare immortale, - ha affermato Curti - capace di riscrivere il vocabolario della fotografia moderna e di influenzare intere generazioni di fotografi a venire".(ANSA).
   

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