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Elio e le Storie Tese, la band cult dell'ironia si scioglie: ultimo valzer dopo 37 anni

ROMA. E così anche Elio e le Storie Tese avranno il loro ultimo valzer: il 19 dicembre al Forum di Assago.

La band si scioglie, con una decisione tutt'altro che sorprendente: Rocco Tanica, già da qualche tempo, non seguiva più i suoi vecchi sodali in tour.

Anche la band più irriverente e spiazzante degli ultimi decenni di musica italiana ha scelto di lasciare le scene con un addio piuttosto lungo: quest’anno è uscito «Figgatta de blanc», il loro decimo album, venerdì sarà pubblicato un nuovo singolo «Licantropo vegano».

Prima c'erano stati Sanremo 2016 con Carlo Conti e anche un tour europeo.

Per la verità la band un concerto d’addio l’aveva fatto già nel 1988, quando ancora era ancora un gruppo praticamente sconosciuto, ma si trattava di uno scherzo. Elio e le Storie Tese (un nome ispirato alla frase di Freak Antoni «c'ho delle storie pese» pronunciata in «Eptadone") è il frutto di un’idea di Stefano Belisari (Elio), che nel 1980 comincia a suonare con un suo compagno del liceo Einstein di Milano. Ci vorranno anni prima che la line up diventi quella definitiva con Sergio Conforti-Rocco Tanica alle tastiere, Nicola Fasani-Faso al basso, Davide Civaschi-Cesareo alla chitarra, Christian Meyer alla batteria, Antonello Aguzzi-Jantoman alle tastiere, il compianto Paolo Panigada-Feiez sassofonista e polistrumentista e il responsabile delle coreografie Luca Mangoni.

Attorno alla band ha sempre ruotato un universo di sodali, composto da musicisti e personaggi del teatro e del cabaret milanese, legati agli «Eli» da una naturale affinità. Anzi è stato proprio grazie a una serie di concerti allo Zelig di Milano che la band ha cominciato a farsi conoscere: quelle storiche esibizioni venivano registrate su cassette semi pirata che diventarono un cult assoluto tra il pubblico giovanile. I media scoprirono Elio e le Storie Tese nel 1990, a Sanremo, quando, partecipando al Controfestival, suonarono delle irresistibili parodie dei brani in gara. A quel punto la formula che ha sempre distinto la loro musica era stata messa a punto. Virtuosismo strumentale e dissacrante ironia nei testi. Gli anni '90 sono il decennio della consacrazione: «Il pippero» e «Servi della gleba» diventano delle hit trasmesse dai network radiofonici, mentre la loro frequentazione di programmi comici della tv, a cominciare da quelli della Gialappàs, confermano la loro unicità nel panorama musicale.

Il cambiamento di status coincide con il debutto al festival di Sanremo. Arrivano all’Ariston nel 1996 con «La terra dei cachi», un brano che arriva secondo (a vincere sono stati Ron e Tosca con «Vorrei incontrarti tra cent'anni"). Le voci che in realtà il primo posto gli era stato tolto grazie a una combine hanno fatto da cassa di risonanza a una partecipazione rimasta nella storia del festival, grazie alle trovate sceniche di presentarsi vestiti da
alieni in stile Rockets o di inventare "la canzone in un minuto», suonando il brano in 55 secondi ma a tempo accelerato. Da quella sera gli Eli raggiungono il successo popolare, diventano, rimanendo sempre fedeli a se stessi, dei protagonisti della scena musicale, tra partecipazioni al concertone del Primo Maggio, collaborazioni che vanno dal Coro delle Voci Bulgare a Rocco Siffredi, da Mal all’Orchestra Casadei, come grandi della musica, apparizioni spiazzanti in tv, tour, incursioni in altri generi.

Stabilito un legame con Sanremo, dopo una felice conduzione del Dopofestival nel 2008, tornano all’Ariston nel 2013 e lasciano il segno con un gioiellino musicale, «La canzone mononota», costruita su una sola nota, e comici travestimenti.

Ora dopo dieci album e quasi quattro decenni la band si scioglie dopo aver lasciato un solco profondo nella musica italiana. Elio e i suoi compagni hanno dimostrato come la cultura musicale, l’abilità tecnica (i loro centoni hanno fatto scuola, così come la capacità di mescolare i generi), l'intelligenza possano essere messe al servizio dell’ironia, spostando molto in avanti il concetto di «rock demenziale». Elio, che dopo aver fatto il giudice di «X Factor» ora è uno dei volti di «Strafactor», è già impegnato nella sua opera di divulgazione (è una sua definizione) della musica classica, l'ambiente in cui si è formato, studiando il flauto traverso al Conservatorio. Martedì sarà nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma come voce recitante e baritono del «Flauto Magico», dopo le esperienze con «Pierino e il lupo» e «Il barbiere di Siviglia». Non c'è motivo di dubitare che gli ormai quasi ex suoi compagni si faranno sentire con nuovi progetti: ma non si può negare che lo scioglimento di Elio e le Storie Tese lascia un vuoto nella musica italiana.

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