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Regole per baby miss e giovani artisti, arriva un ddl

(di Daniela Giammusso) - Bambine piccolissime agghindate come adulte, costrette a turni di lavoro massacranti. Piccoli lasciati senza acqua e allontanati dai genitori, contravvenendo ad ogni norma. E' il mondo da incubo raccontato nel libro-inchiesta di Flavia Piccinni, 'Bellissime.  Baby miss, giovani modelle e aspiranti lolite' (ed. Fandango), alla base dell'interrogazione parlamentare e del disegno di legge presentato dalla senatrice di Alternativa popolare Fabiola Anitori sulla tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in attività di carattere culturale, artistico, sportivo o pubblicitario e nel settore dello spettacolo. A raccontarlo, la prima firmataria insieme a Dacia Maraini, alla editor di Fandango Tiziana Triana e alla presidente del Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, alla Sala Nassiriya del Senato,  in occasione della Giornata Mondiale dei diritti delle bambine e delle ragazze dell'11 ottobre.

"La mia inchiesta - spiega la Piccinni - è partita nel 2013, quando in un albergo di Prato mi ritrovai davanti a una passerella impressionante e bimbe di 4-6 anni truccatissime costrette a sfilare". Da lì la scoperta di un universo pericoloso anche "per l'immaginario di stereotipi di genere che crea e che finisce a pioggia su tutti i bambini e genitori. Senza contare poi il mondo parallelo della pedofilia".
    Punta dell'iceberg "è Pitti Bimbo - prosegue la Piccinni - con il suo business da 2,7 miliardi di euro, fitting massacranti, mamme che si definiscono manager". E l'offerta è in aumento continuo.

"In Italia esistono 7 agenzie importanti specializzate, quasi tutte e Milano. Ognuna conta da 100 ai 300 bambini. L'aumento dell'offerta poi ha fatto crollare i compensi: 100-200 euro netti per una sfilata a Pitti Bimbo, 200-500 per uno spot, solo 30 euro per un redazionale pubblicitario. Il tutto a tempo, perché appena superi il metro e 20 centimetri ti buttano fuori".

Molto spesso - e sono decine le bambine e le madri che me lo hanno confessato, racconta la Piccinni - sui set non viene concesso di bere per evitare di bagnare inavvertitamente vestiti o di rovinare il trucco, e soprattutto per limitare al minimo le richieste di andare in bagno. Si tratta di un codice di comportamento frequente condiviso con il mondo adulto dove le pause sui set sono ridotte al minimo per contenere le distrazioni gli errori.

La questione cruciale della mancanza d'acqua ha comunque avuto delle conseguenze. Per quanto sia stata ampiamente ignorata dai giornali della stampa, e non abbia portato le necessarie conseguenze per chi non era stato in grado di tutelare i minori coinvolti, l'agenzia Piccolissimo Me ha deciso di raccontare l'accaduto e di boicottare i casting e la partecipazione a Pitti. L’ha fatto attraverso la sua pagina pubblica, e dunque aperta tutti, di Facebook pubblicando il 20 gennaio 2017 un post che ha raggiunto centinaia di persone collezionando altrettanti commenti.

    "Con il nuovo ddl - spiega la senatrice Anitori - aggiorniamo norme ormai datate (Legge 17 ottobre 1967, n. 977 ndr). Per primo, diminuiamo le ore di lavoro, divise per fasce: massimo due al giorno fino a 3 anni; 3 ore fino ai 6; e 5 ore tra 6 e 11 anni. Fino a 6 anni, poi, il bambino non può essere truccato.
    Chiediamo la presenza in loco di un pediatra e di uno psicologo infantile e, tra le condizioni di lavoro, abbassiamo il limite massimo dei decibel utilizzabili. E' difficile che il ddl riesca a completare l'iter, forse non riusciamo nemmeno a farlo incardinare prima della fine della legislatura, ma intanto rimarrà agli atti. E' un piccolo mattoncino per il futuro. Se verrò rieletta me ne farò carico nuovamente, altrimenti, altri senatori o deputati, potranno riprenderlo, implementarlo e presentarlo a loro nome".

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