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In Giappone vince Hamilton, nuovo disastro Ferrari: Vettel subito fermo

SUZUKA. «Box Sebastian, box. We retire the car». E’ l’amaro epitaffio sulla stagione della Ferrari recitato dal team radio nei primi giri del Gp del Giappone, vinto da Lewis Hamilton che è ormai ad un passo dal titolo Mondiale. La Ferrari torna con le ossa rotte e il morale a pezzi dall’Asia, dove in tre gare ha pagato il prezzo più alto per errori e inattesi problemi di affidabilità.

Dopo il disastro in partenza a Singapore e la doppia defaillance tecnica in Malesia, solo parzialmente tamponata dal quarto posto di Vettel, nella gara dell’ultima spiaggia di Suzuka il pilota tedesco ha alzato subito bandiera bianca, tradito da una candela. L’inglese della Mercedes a quattro gare dalla fine del campionato ha 59 punti di vantaggio e già ad Austin, nel prossimo Gp degli Usa tra due settimane, si potrebbe laureare campione per la quarta volta.

Uno scenario di incubo, che mai a Maranello avrebbero immaginato prima di impacchettare tutto da Monza con la fiducia di fare incetta di punti nel trittico asiatico. Se a Singapore le cose erano andate male per una gestione poco saggia della partenza da parte dei due piloti, impallinatisi a vicenda col contributo di Verstappen, a Sepang e Suzuka a tarpare le ali alle Rosse, molto prestazionali, sono stati problemi meccanici causati da «componenti» minori.

«Sono cose che non hanno niente a che fare con la bontà del progetto», sottolinea Maurizio Arrivabene, ma intanto la Mercedes corre forte e non si rompe, quasi, mai e in tre gare Hamilton è passato da +3 a +59 su Vettel e la Mercedes da +62 a +145 sulla Ferrari nella classifica costruttori.

Che anche a Suzuka la sorte non fosse favorevole si era capito già ieri, quando Kimi Raikkonen ha pagato con cinque posizioni al via la sostituzione della scatola del cambio che aveva danneggiato uscendo di pista nelle ultime libere. Ma oggi, già sulla griglia dopo il giro di posizionamento, si è appalesato un nuovo dramma sportivo: meccanici affannati intorno a «Gina», l’auto di Vettel, facevano intendere che qualcosa non andava.

Al verde, il tedesco ha tenuto la seconda posizione dietro ad Hamilton solo per poche curve prima di essere superato via via dalle Red Bull di Verstappen e Ricciardo, dalla Mercedes di Bottas e anche dalla Force India di Ocon. Al quarto giro il richiamo via radio e la fine di ogni speranza di rivincita, spenta da una candela difettosa che in sostanza bloccava uno dei sei cilindri del propulsore. Hamilton ha condotto la gara come al solito, deciso ma senza affanni, ed è stato anche aiutato al momento giusto dal compagno di squadra Valtteri Bottas e nel finale anche da Fernando Alonso, a tenere dietro le pimpanti Red Bull di Max Verstappen e Daniel Ricciardo, entrambi sul podio. Raikkonen ha mostrato la bontà della Sf70-H salendo al quinto posto, alle spalle di Bottas, dopo la partenza dalla casella 11, ma la consolazione è minima.

Hamilton dal podio alzava quattro dita: significa quattro vittorie a Suzuka, ma anche un vicinissimo poker di titoli, per chi non è superstizioso. Ma fare peggio delle Ferrari nelle ultime prove sembra davvero un’impresa.

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