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"Figlio assunto alla Camera", dopo servizio in tv il sottosegretario Rossi rimette le deleghe

Il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi

ROMA. Il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, proveniente da Scelta civica e ora nel gruppo parlamentare Democrazia solidale-Centro democratico, ha rimesso le deleghe nelle mani del ministro Roberta Pinotti: un modo per difendersi "più serenamente", dice, e senza coinvolgere l'Amministrazione, dopo la tempesta che lo ha travolto - sui social, ma anche alla Camera, dove c'è chi ne chiede le dimissioni, mentre la presidente Boldrini "valuta iniziative" - per un servizio delle Iene.

A "inguaiarlo", a telecamera nascosta, il suo compagno di partito Mario Caruso che in sostanza dichiara di aver assunto il figlio di Rossi come assistente per "fare una cortesia" al padre: un'assunzione però soltanto formale perché non solo il giovane non si recherebbe in ufficio, ma a pagarlo sarebbe lo stesso papà con i fondi del suo ufficio.

"Accuse infondate e lesive della mia persona", dice Rossi, che è approdato alla politica dopo una carriera nelle Forze armate, fino a diventare numero 2 dell'Esercito (ma è stato a lungo anche presidente del Cocer, il 'sindacato' dei militari). "Insinuazioni - afferma il generale - che infangano, ancora una volta, la mia reputazione. Mio figlio ha un regolare contratto di assistente parlamentare con un deputato della Camera. Il documento, consultabile, conferma l'assenza di un rapporto di dipendenza dal mio ufficio contrariamente a quanto riportato nel servizio. Un incarico di natura fiduciaria che non prevede vincoli di orario lavorativo e anche per questo con una minima retribuzione".

Il servizio delle Iene - che spiegano che "è tutto documentato" e annunciano una seconda puntata - riguarda la denuncia di una giovane assistente parlamentare che sostiene di lavorare senza contratto e senza retribuzione da un anno e mezzo per il deputato Caruso.

Nell'intervista a Le Iene la ragazza (volto oscurato e nome sconosciuto) racconta di aver subito anche qualche avance sessuale ("Una sera, al ristorante, l'onorevole mi ha fatto capire che se fossi andata al letto con lui mi avrebbe aiutato"). E a proposito del figlio del sottosegretario Rossi, Caruso dice di averlo assunto per fare "una cortesia al papà" perché lui non poteva assumerlo direttamente ("all'epoca mi disse 'sai non posso prenderlo io'...") e che comunque "lo paga il padre": insomma, "c'è nella forma, ma in effetti è come se non lo 'avrei' su di me".

Pressato poi dalle Iene, Caruso nega di aver chiesto alla sua collaboratrice prestazioni sessuali e di aver assunto il figlio dell'ex generale solo dopo aver fatto "una valutazione delle sue capacità".

Rossi - rassegnando le deleghe, che sono numerose: dalle questioni del Personale alla sanità militare - intende "fare chiarezza" ed "evitare strumentalizzazioni": "le spese relative ai collaboratori - spiega - sono rendicontate, e questo basta per dimostrare da chi realmente dipende l'impiegato e viene retribuito". Ma intanto su Facebook e altri social il sottosegretario - "Premio Simpatia" del Comune di Roma - diventa bersaglio di critiche, anche feroci, e c'è chi in Parlamento chiede le sue dimissioni.

"Qui siamo di fronte a un presunto, e ripetuto, caso di favoritismo e clientelismo, a spese peraltro dei cittadini. Rossi non deve rimettere le deleghe, ma deve dimettersi immediatamente e lasciare l'incarico di sottosegretario", dicono i parlamentari M5S. Richieste di "fare chiarezza" arrivano da più parti, dal Pd a SI, ma è soprattutto la presidente della Camera a tuonare contro una situazione che definisce "inaccettabile" e che rischia di "gettare discredito" su tutti quei parlamentari "che invece agiscono in maniera corretta".

Boldrini chiederà "al Collegio dei Questori una approfondita ricostruzione dell'accaduto, per valutare eventuali iniziative da assumere, sia sulla specifica vicenda, sia in merito a una diversa regolamentazione di tutta la materia". Freddezza dai compagni di partito di Rossi e Caruso, con Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare "Democrazia Solidale-Centro Democratico" alla Camera che esprime "stupore e sconcerto", chiede spiegazioni "esaustive e convincenti" e spiega che i fatti 'incriminati' riguardano comunque "il rapporto esclusivo tra i singoli deputati e i loro collaboratori".

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