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Altro che musica, l'Opera è passione, potere e politica/VIDEO

(di Alessandro Logroscino)  Un viaggio lungo 400 anni, in un mondo radicato nel genio italiano e capace poi di ramificarsi nel mondo intero per innestarsi su tutte le maggiori culture musicali, da quella germanica a quella russo-slava. E' il mondo dell'opera (parola italiana ormai universale) raccontato da una mostra-evento al Victoria and Albert Museum di Londra.
Un appuntamento affascinante e sontuoso, intitolato 'Opera: Passion, Power and Politics', a significare l'intreccio di passioni popolari, di messaggi politici e di vicende di potere dipanatosi nel corso del tempo attraverso il filtro della grande melodia e dello sfarzo spettacolare di questo genere d'arte. La narrazione si snoda a partire dalle radici operistiche del Rinascimento, fino alle avanguardie del '900. E a tracciare il cammino del visitatore vi sono come sette fari, rappresentati simbolicamente da altrettante città e da sette prime che fecero storia: L'incoronazione di Poppea di Monteverdi (Venezia, 1642); il Rinaldo di Handel (Londra, 1711); Le nozze di Figaro di Mozart (Vienna, 1786); il Nabucco di Verdi (Milano, 1842); il Tannhauser di Wagner (Parigi, 1861); la Salomè di Richard Strauss (Dresda, 1905); la Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Shostakovich (San Pietroburgo, alias Leningrado, 1934).


L'evento é realizzato in collaborazione con la Royal Opera House e col suo attuale nume tutelare, sir Antonio 'Tony' Pappano, protagonista con altre bacchette, cantanti, compagini e studiosi di fama di concerti e iniziative culturali che accompagneranno l'esibizione fino alla chiusura: fissata per il 25 febbraio 2018. Al pubblico si offre una carrellata ricchissima - messa a disposizione da musei e da alcuni dei teatri d'opera più prestigiosi del pianeta, fra cui ovviamente la Scala - di opere d'arte, documenti e memorabilia epocali, strumenti d'impareggiabile rarità, oggetti unici: oltre 300 'pezzi', radunati insieme da mezzo mondo come in una sorta di caleidoscopio e come forse mai era accaduto prima.
Non solo. Con l'aiuto della tecnologia, il V&A promette (e mantiene) l'esperienza di un'esplorazione "multisensoriale" di forme d'arte diverse, per aiutare a comprendere come "fattori sociali, politici, culturali ed economici abbiano interagito con i momenti topici della storia dell'opera". Disegnando di fatto "un racconto di storia d'Europa lungo quattro secoli".
Resa possibile dalla generosità della fondazione creata dall' 'oligarca dei due mondi' Len Blavatnik - mecenate miliardario originario di Odessa che ha fatto fortuna fra Usa e Russia per poi stabilirsi nel Regno -, la mostra regala, a chi abbia l'opportunità di attraversarne le sale, visioni suggestive. Si va dal piano suonato in prima persona da Wolfgang Amadeus Mozart a Praga nel 1787, 'sbarcato' ora a Londra dalla Repubblica Ceca; al libretto originale del celeberrimo coro del Va' Pensiero, realizzato nel 1841 in vista del debutto dell'anno successivo del Nabucco verdiano, prestato dall'Archivio Storico Ricordi. O ancora dalla partitura autografa della fine del primo atto della Lady Macbeth di Shostakovich, ultimato dal compositore russo durante una vacanza in Georgia all'alba dei terribili anni '30 dell'Urss staliniana; fino al costume del carnefice Naaman, disegnato da Salvador Dalì di suo pugno per la Salomè messa in scena nel '48 dalla Royal Opera House a Covent Garden: in una Londra che si ricostruiva dalle distruzioni della guerra.

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