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Ricercatrice Menarini, il dna e' come un sacchetto di biglie

BOLOGNA - "Gli investigatori si trovano spesso nella situazione in cui c'è la necessità di avere una maggiore chiarezza del risultato dell'analisi del dna. L'aspetto innovativo di questa tecnologia è quello di separare una mistura di vari fluidi, come sangue, liquido seminale o saliva risalendo alle sue componenti originarie. Ce li possiamo immaginare come un sacchetto di biglie di tanti colori diversi e noi riusciamo ad isolare del colore che vogliamo". E' questa l'immagine che la responsabile ricerca in biologia Menarini, Francesca Fontana, ha scelto per esemplificare il funzionamento di DEPArray, tecnologia automatizzata per l'individuazione e l'isolamento di cellule pure, sviluppata dall'azienda in collaborazione con i Ris dei Carabinieri di Roma.

Nella ricerca forense basata sul dna, infatti, "Non è tutto così semplice come si vede nelle serie tv - ha spiegato Fontana - e molto spesso il Dna che viene analizzato è misto e confuso. Non sempre riconducibile a un solo individuo. Nel caso in cui i campioni siano misti per cui composti da più di uno di questi fluidi biologici è possibile tramite la tecnologia DEPArrey analizzarli e separarli in modo che il Dna analizzato sia in effetti riconducibile a un solo individuo".

Questa tecnologia, interamente italiana, e che può rappresentare "il futuro nella scienza investigativa legata all'analisi forense" è nata, però in un ambito diverso, quello della ricerca oncologica: "Sono tante le similitudini tra i campioni dell'analisi dei tumori con quelli forensi. In entrambi i casi troviamo questa presenza di due o più tipi di cellule che i ricercatori vorrebbero separare per analizzare al meglio".

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