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Franca Pisani e la bellezza archeologica

(ANSA) - ROMA, 28 SET - Ben 47 opere tra affreschi, quadri, istallazioni, 10 "teleri", un albero di pietra e un totem di marmo. E' il "Codice archeologico - Il recupero della bellezza", la mostra personale di Franca Pisani al Macro Testaccio dal 29 settembre al 26 novembre.
    In contemporanea con la partecipazione alla 57/a Biennale d'arte di Venezia - dove le sue opere sono parte integrante di una mostra dedicata a Palmira "la Sposa del Deserto" - l'artista toscana sarà protagonista di questa esposizione a cura di Duccio Trombadori, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. La mostra si articola su quattro livelli e propone al visitatore una sorta di viaggio emozionale alla ri-scoperta di quattro siti archeologici di importanza fondamentale - Hatra, Nimrud, Bamiyan e Palmira - che hanno tracciato la storia comune di tanti popoli. Completata dal catalogo di Maretti Editore - sul quale trovano spazio sia la presentazione del curatore Duccio Trombadori, sia il saggio critico di Cristina Acidini, già soprintendente per il Polo Museale Fiorentino - la mostra rappresenta non solo il personale esordio dell'artista nella Capitale, ma anche una nuova tappa del ciclo di appuntamenti artistici denominato proprio "Recupero della Bellezza".
    Nel percorso espositivo l'omaggio ai quattro antichi siti archeologici è affidato a dieci "teleri. Il "telero" è un supporto tipico dell'arte veneziana del '400 e del '500: il termine deriva dalla parola veneta teler che significa telaio.
    Sono grandi tele di lino (ma senza il tipico riquadro ligneo) posizionate direttamente al muro. Sono famosi quelli di Carpaccio, Tintoretto, Palma il Giovane, Veronese e naturalmente Tiziano. Erano lasciati grezzi e non sbiancati per consentire una migliore adesione dei colori, seppur di uno strato sottilissimo. La scelta di Franca Pisani di questa antica arte consente oggi sia un'indagine nella tradizione, sia un confronto drammatico con le regole che la necessaria forza espressiva impone per questi grandi oggetti d'arte.
   

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