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'Ndrangheta in Lombardia: 27 arresti, c'è anche il sindaco di Seregno

Edoardo Mazza, sindaco di Seregno

MILANO. Una maxi indagine si è abbattuta stamane sull'Ndrangheta in Lombardia, ne ha reciso i tentacoli che, passando per traffici illeciti ed estorsioni, sono arrivati nuovamente a sedurre la politica, favorendo secondo le accuse l'elezione di un sindaco e un consigliere in Brianza, attraverso un imprenditore legato alla "locale" di San Luca (Reggio Calabria).

Sono 27 le persone sottoposte a misure cautelari, con pesanti accuse tra cui associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio. Tra gli arrestati il sindaco di Seregno (Monza) Edoardo Mazza, il consigliere comunale Stefano Gatti e l'imprenditore edile Antonino Lugarà, di origini calabresi e, stando all'inchiesta, legato a membri della 'ndrangheta reggina.

Ed è indagato per corruzione anche l'ex vicepresidente della Regione Lombardia e consigliere regionale Mario Mantovani. Tre i filoni intrecciati tra loro che rappresentano il cuore dell'inchiesta delle Procure di Monza e della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, e che hanno delineato quello che il procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha definito "un sistema" dove le persone "si rivolgono all'antistato per ottenere benefici", sapendo di agire con criminali che restano mafiosi "fino alla morte".

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano e dei reparti operativi di Desio e Seregno (Monza), e Cantù (Como) sono partiti dalla maxi inchiesta "Infinito", che nel 2010 decapitò la locale dell'Ndrangheta in Lombardia. E' dall'individuazione di un soggetto "scampato" alla precedente inchiesta che è partito l'impulso alle indagini. Si tratta di "ignoto 23", alias Fortunato Calabrò, uno dei presenti al summit 'Falcone e Borsellino' del 2010.

La sua posizione allora non fu approfondita ma oggi, "grazie all'acume investigativo di un carabiniere", è stato individuato ed arrestato. Parallelamente il lavoro della Procura di Monza, partendo da un esposto, ha indagato sull'imprenditore seregnese Antonino Lugarà e sul sindaco Edoardo Mazza, facendo emergere il "totale asservimento del sindaco all'imprenditore", come lo ha definito il pm Salvatore Bellomo, con la promessa in cambio di appoggio elettorale di una variante al piano regolatore che consentisse a Lugarà la costruzione di un supermercato.

Stando agli atti, "il giorno successivo il ballottaggio, da cui usciva vincitore Mazza", i carabinieri di Milano hanno registrato messaggi con cui il consigliere comunale Gatti avvisava Lugarà "della vittoria e quest'ultimo ringraziava Mantovani per il suo determinato supporto". "Ciao Mario" il testo del messaggio "la vittoria di Seregno è anche tua". Stando all'ordinanza, Mantovani, indagato per corruzione, sarebbe stato "all'epoca il politico di riferimento di Lugarà".

"Temo di essere parte lesa di questa vicenda - ha replicato Mantovani - Nel provvedimento odierno per esempio non esiste una mia intercettazione pubblicata ma solo persone che parlano di me". E' una frase intercettata e pronunciata da un sodale dell''ndrangheta in Lombardia ("Vogliono mettere in piedi San Luca (...) San Luca a Milano ... al nord") a descrivere la terza tranche dell'inchiesta, dalla quale sono emerse le mire espansionistiche delle cosche in relazione ad un grosso traffico di cocaina nel Comasco, capace di fruttare un milione di euro al mese da inviare in Calabria.

In altre telefonate captate dagli investigatori, i presunti affiliati alla 'ndrangheta parlavano di "mitra" e "kalashnikov", e sono emersi episodi estorsivi di "violenza inaudita" nella zona di Cantù (Como). A cercare inutilmente di bloccare l'inchiesta è stato un dipendente della Procura di Monza, che fungeva da talpa accendendo alla banca dati degli uffici giudiziari per rivelare all'imprenditore di Seregno informazioni sulle indagini. "Giuseppe Carello, ai domiciliari, ha violato la fiducia del procuratore e del personale giudiziario, ha violato il giuramento alle istituzioni", il commento lapidario del Procuratore Capo di Monza Luisa Zanetti.

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