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Lettera di Zaia a Gentiloni, chiesto stato emergenza per l'allarme Pfas

Il presidente del Veneto Luca Zaia ha chiesto, in relazione all'allarme Pfas, la deliberazione dello Stato di emergenza con poteri commissariali con una lettera, inviata il 19 settembre scorso, al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ai ministri della Salute Beatrice Lorenzin e dell'Ambiente Gianluca Galletti. Nella missiva, datata il giorno successivo alla nota del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute che respingeva la richiesta della Regione Veneto di fissare limiti nazionali per l'inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche, Zaia ha ribadito la richiesta di riduzione dei limiti a livello nazionale, e ha chiesto lo sblocco dei fondi statali (80 milioni) necessari alla realizzazione di nuovi acquedotti che permettano di portare acqua di buona qualità nelle zone colpite.

La Giunta regionale del Veneto ha approvato una delibera che fissa in 90 nanogrammi per litro (di cui 30 di pfos) il limite delle sostanze inquinanti pfas contenute nelle acque potabili e in 300 nanogrammi per litro la presenza di sostanze a catena corta. Lo ha annunciato il presidente, Luca Zaia, precisando che la delibera (che recepisce la relazione dell'Arpav richiesta dalla Giunta dopo la ricezione da parte del Ministero di una lettera che incarica la Regione di fissare i limiti) sarà all'esame della Commissione ambiente, per poi confluire la prossima settimana nella delibera definitiva.
    "I limiti che fissiamo - ha sottolineato Zaia - sono i più bassi d'Europa e, nella cosiddetta 'zona rossa', abbassiamo ulteriormente la quota di pfas a 40 nanogrammi, al di sotto del limite mondiale più basso, fissato dal New Jersey. E' una risposta che vogliamo dare ai cittadini, visto che, parlando di una cosa serissima, non è il tempo delle polemiche, ma bisogna agire". Dall'allarme lanciato dal Ministero nel 2013, presentando uno studio del Cnr, il Veneto si pone dunque come realtà all'avanguardia in Italia, pur richiedendo la fissazione di limiti nazionali, come avviene in Germania e Svezia.
    "Ci sono voluti - commenta al riguardo Zaia - ben quattro mesi per ricevere da Roma una risposta sulla nostra richiesta formale e ci è stato detto, appunto, che solo noi abbiamo questo problema e di attivarci direttamente per fissare i limiti.
    Stiamo sondando un ambiente nuovo, per cui abbiamo fissato spannograficamente questi limiti. Non ci stiamo a essere trattati come guastafeste, anche se siamo pronti ad un lavoro di squadra con Roma per la fissazione di limiti nazionali. Siamo pronti a correggere il tiro, ma, se questi saranno più alti, in ogni caso, noi rimarremo sulle nostre posizioni, pur sapendo che ci aspetta un dialogo non facile con i consorzi e costi per almeno un milione l'anno nella sola zona rossa, che comunque metteremo in seguito sul conto di chi verrà condannato".
   

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