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Inchieste sui sindaci: Comuni e guai

Partiamo da un dato storicamente inconfutabile: non esiste in pratica sindaco che a queste latitudini non sia rimasto intrappolato almeno una volta nelle maglie di una qualsivoglia inchiesta giudiziaria, sia essa di natura penale, amministrativa o contabile.

C’è chi ne è poi uscito pulito, chi ci ha rimesso fedina penale e libertà personale e chi pur uscendone pulito (dopo) ci ha comunque rimesso la credibilità elettorale e dunque la carriera politica (prima). Altro dato statisticamente incontestabile: non c’è area politica rimasta immacolata e non macchiata dagli schizzi più o meno indelebili delle indagini a carico di qualche proprio illustre o semisconosciuto alfiere, di frontiera o di retroguardia, di destra o di sinistra, di centro o di apolide estrazione.

Terzo elemento anch’esso innegabile: l’abusato e inflazionato slogan della giustizia a orologeria è drasticamente annacquato dal fatto che – ammettiamolo - si è sempre in campagna elettorale, a prescindere dalla vicinanza o meno del ritorno alle urne o dalla posta in palio; ma anche dal fatto che, contemporaneamente, la porta girevole dei tribunali è per gli amministratori locali costantemente in funzione.

Tre premesse d’obbligo per ragionare attorno a una questione, riportata platealmente d’attualità dagli ultimi casi di Bagheria e Vittoria (ma in queste pagine ricordiamo trattarsi di vicende tutt’altro che isolate ed episodiche) che presenta due prospettive di lettura. Da un lato la difficoltà oggettiva per un sindaco (o presidente, o assessore, ecc. ecc.) di dover slalomeggiare nel tourbillon di norme, codici, codicilli, paletti e trappolette per riuscire a far quadrare l’informe blob della cosa pubblica.

Dall’altro lato la altrettanta oggettiva permeabilità, ampiamente dimostrata dai fascicoli giudiziari, di un sistema amministrativo oggi eticamente non proprio impeccabile, rispetto a sacche di malaffare, connivenza e corruzione che sfociano in abusi o omissioni abbondantemente documentati poi sulle cronache quotidiane.

Una doppia prospettiva non dirimente rispetto all’irrisolto dubbio: amministratori troppo refrattari al rispetto delle regole o regole troppo penalizzanti per gli amministratori? Se le correnti di pensiero differiscono, la credibilità del sistema politico, per colpa o di riflesso, ne risulta pesantemente minata. Nessuno escluso. Neanche chi sul rifiuto urlato di questo sistema avrebbe voluto costruire le proprie fortune. E questo più di ogni altra cosa pesa in campagna elettorale. Cioè sempre. È il caso di dirlo, vista l’ampia casistica: più che guai comuni, Comuni e guai…

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