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Dop formaggi, rischio imitazioni e 'assalto' multinazionali

TORINO - C'è il rischio che le multinazionali si 'mangino' le Dop dei formaggi facendo sparire le piccole aziende, quelle che, almeno in teoria, garantiscono qualità e tipicità dei prodotti.

Un pericolo forte in Francia, il paese che, come nel vino, rivaleggia con l'Italia per le sue 'perle' alimentari. In Italia i problemi sembrano però altri, dal rischio delle imitazioni al prezzo delle materie prime, troppo alto per molti produttori. E' il tema discusso nella terza giornata di Cheese, la rassegna internazionale sul settore lattiero-caseario organizzata a Bra (Cuneo) da Slow Food e dalla Città di Bra.

"I due terzi dei formaggi Aop (l'equivalente della Dop italiana, ndr) - ha spiegato Veronique Richez-Lerouge, presidente dell'Association Fromages de Terroirs - sono in mano delle grandi industrie. che hanno poco a che fare con il terroir e spesso spingono i piccoli caseifici a chiudere i battenti.

Molte aziende francesi sono state acquisite da grandi multinazionali, che ora stanno producendo le storiche Aop. L'esempio del Camembert è sintomatico: - conclude Richez-Lerouge - oggi il 50% è in mano a una sola grande azienda. In questo modo i formaggi a latte crudo cadono vittime della stessa standardizzazione che vogliono evitare".

Ma il Parmigiano Reggiano, il più famoso formaggio a latte crudo a livello mondiale non teme lo stesso rischio paventato dai francesi: "Perché le multinazionali diventino padrone delle Dop - ha detto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio - dovrebbero appropriarsi anche dell'intero territorio. Le sfide che ci riguardano sono altre: dal sostegno del prezzo delle materie prime al contrasto delle imitazioni".

Carlo Hausmann, assessore all'Agricoltura della Regione Lazio invoca "tutela per i produttori di piccola scala, come ci insegna l'esempio dei Presidi Slow Food. In Italia abbiamo tantissime Dop non rivendicate dai produttori. Questo succede perché quelle certificazioni non riconoscono un valore aggiunto alla categoria, né ai produttori né al mercato intero. Sfoltiamo il numero delle Dop, piuttosto - ha concluso Hausmann - concentrandoci su quelle che avvalorano la nostra biodiversità e che creano ricchezza".

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